ANTONELLA CORNA - CANTAUTRICE RAFFINATA

13 December 2021

di Roberto Dall'Acqua

- Antonella come nasce il tuo amore per la musica? Parlaci delle tue canzoni.

La musica, ma soprattutto il canto, sono state passioni innate, manifestate da piccolissima. Il primo ricordo musicale della mia vita risale a quando, all’età di tre anni, mi venne regalato un mangianastri portatile completo di microfono con il quale iniziai a registrare la mia voce.

Eppure nessuno in famiglia suonava o era appassionato di musica, per cui non posso dire che sia stato l’ambiente ad influire su di me. Probabilmente si nasce con certe predisposizioni e fortunato è chi riesce a capire subito il proprio talento e a studiare per raggiungere buoni livelli di conoscenza. Non è stato il mio caso, perché ho seguito altri studi e altri percorsi formativi che mi hanno portato a raggiungere obiettivi professionali di tutt’altro genere, in ambito legale. Svolgo infatti le funzioni di Ufficiale Giudiziario presso il Tribunale di Foggia, un lavoro completamente diverso dal mio orientamento artistico, che riesco a far coesistere in me, come la doppia effige di una moneta. Ma se chiudo gli occhi e torno alla fonte dei miei desideri, ritrovo ogni volta la musica.

Capite bene quindi che essere riuscita a realizzare un EP è, per me, motivo di grande soddisfazione. Le mie canzoni, oggi, sono una sfida al tempo, una ribellione ai sogni chiusi nel cassetto, una rischiosa e coraggiosa ostinazione, una provocazione al mondo per ribadire che si può iniziare da zero a qualsiasi età.

“Harmattan parole fuori tempo” è il mio EP di esordio come cantautrice, cinque brani dallo stile ricercato che parlano di vita, di senso e di appartenenza a luoghi, persone e territori, in cui è protagonista l’amore, declinato in tutte le sue espressioni, compresa l’affezione alla mia terra e alle meraviglie del territorio pugliese. Ne ho scritto i testi e curato l’interpretazione, le musiche però non sono mie ma di Marco Galli e Nicola Giuliani.  

In questo lavoro ho voluto investire sull’autenticità del messaggio verbale e musicale, senza sofisticazioni di voce e di suoni, riportando l’attenzione alla coerenza e alla bellezza della musica e delle parole. Un percorso paradossalmente difficile in questo tempo in cui l’artificio diventa troppe volte sinonimo di modernità.

Io sono partita dai testi e non poteva essere che così, visto che da anni mi occupo essenzialmente di poesia. La primissima canzone, “Stringimi”, è stata una rielaborazione di un testo poetico, già pubblicato nel mio terzo libro “Cadrà l’inverno” (Raffaelli editore). Questo brano è nato grazie al fortunato incontro con il compositore e cantautore Marco Galli con il quale abbiamo rivisto il testo, rendendolo adatto alla traduzione musicale. Poi Marco ha seguito la sua meravigliosa ispirazione ed ha composto, per le mie parole, una musica al contempo delicatissima e potente.

Le altre canzoni, nei testi, hanno preso forma sotto le mie mani, con una ispirazione che non voleva più lasciarmi. Sono state scritte contemporaneamente tutte e cinque, come se fossi stata stordita da un vento di parole che veniva da lontano, forse da quel mio passato fatto di note e solitudini, un vortice che ho voluto chiamare con il nome di un vento, l’Harmattan.

Lavorare a questa produzione mi ha permesso di superare nuovi limiti e di imparare tanto, ma soprattutto di entrare in sinergia con anime artistiche molto raffinate. Parlo dei compositori Nicola Giuliani (sua la musica di: Il senso della vita – La tua terra- Navigo nel blu) e Marco Galli (Stringimi – Io insieme a te), oltre che di Edgardo Caputo che in modo sublime ha curato l’arrangiamento dei brani, presso il suo studio Edrecors, in San Severo (FG) dove è stato prodotto l’EP.

- La città dove vivi ti aiuta nell’ispirazione? Oppure dove vorresti abitare?

Il senso di appartenenza è per me un concetto tardivo. Mio padre era lombardo, mia madre abruzzese, io sono nata e cresciuta in Puglia e ho lavorato diversi anni in Veneto. Per tanto tempo mi sono sentita un po' apolide. Poi ho capito l’importanza delle radici e non importa se, come seme, sei stata piantata o ti sei affidata al vento, per germogliare. Adesso sento fortemente mia la terra di Puglia, dove vivo felicemente con la mia famiglia e dove ho stabilito solidi affetti. Qui ho trovato il terreno fertile per coltivare tutte le mie passioni ed i miei sogni e sono grata per questo. E’ una terra bellissima, piena di sole e di calore umano. Ha certamente i suoi problemi, ma quelli appartengono in modo uguale a tutti i popoli, anche se con eziologie differenti. Qui “c’è da lavorare” come si dice, nel senso che tanto c’è da fare per migliorare le cose, ma io non mi tiro indietro e anzi voglio contribuire professionalmente e artisticamente per esaltare i tanti lati positivi della mia terra. Tra le cinque canzoni, non a caso, “La tua terra” è dedicata alla Puglia e spero possa essere apprezzata e promossa per la valorizzazione del territorio.

- Il tuo ricordo, personale o professionale, più emozionante?

Questa è forse la domanda più difficile a cui rispondere. La mia professione è molto particolare, molto lontana dalle mie attitudini artistiche, come dicevo. Per capirsi, l’Ufficiale Giudiziario tutela i diritti di chi ottiene giustizia, dando attuazione forzata e coattiva a tutti gli ordini giudiziari che in ambito civile e amministrativo non vengono spontaneamente adempiuti. Spesso le persone assistono incredule alla coesistenza in me di questa doppia anima. Eppure il mio lavoro, più di ogni altra cosa, mi ha dato occasione di conoscere a fondo l’animo umano, soprattutto in relazione ai drammi più intimi della vita di un uomo, e di intervenire con delicatezza in faccende molto complesse. Io ho cercato di lavorare tenendo sempre al centro la dignità di ogni persona. E posso dire con orgoglio che in tanti mi hanno riconosciuto questo merito e mi hanno manifestato profonda riconoscenza. Fra tutti, forse, il ricordo più bello è quello di una persona che mi disse: “Dottoressa, lei mi ha sfrattato tre volte, eppure se oggi sono ancora un uomo degno di questo nome è per merito suo”.

- Alejandro Jodorowski afferma: “Il tempo asciuga il superfluo e conserva l’essenziale” Che ne pensi?

E’ certamente vero, ma personalmente preferisco velocizzare i tempi.

Penso che il concetto di essenzialità non passi solo attraverso la consapevolezza acquisita nel tempo lento della vita, ma anche attraverso l’impellenza della sperimentazione; un po' come ho fatto anch’io in questo lavoro musicale. Il processo evolutivo, sia personale, professionale o artistico, è fatto di movimento, come la vita stessa, e guai a sentirsi arrivati. Dobbiamo continuamente forgiarci, fare della nostra vita una fucina di nuovi pensieri, di rinnovati ideali, di mutevoli ingegni. Dobbiamo metterci sempre in discussione e superarci, osando. In poche parole: agire, che come sapete è un verbo che richiede l’intervento della volontà. Aspettare che sia il tempo ad asciugare il superfluo, è a mio avviso troppo rischioso, perché il tempo che abbiamo per vivere è lungo quanto un battito d’ali.  

- Preferisci lavorare in studio o esibirti dal vivo?

Lavorare in studio permette di conoscere a fondo le dinamiche mentali ed emotive dei collaboratori e degli artisti e questo mi piace molto. Creare sinergia è stimolante perché insieme si riescono a fare cose bellissime che da soli è più difficile realizzare. In questa mia produzione musicale, ad esempio, lavorare a stretto giro con Edgardo Caputo mi ha fatto crescere professionalmente, mi ha dato nuove chiavi di lettura per comprendere momenti e fasi della produzione discografica che non conoscevo in modo approfondito, come gli arrangiamenti, il mixaggio o lo stesso excursus burocratico per l’iscrizione alla Siae. Senza poi parlare dei numerosi incontri con Gianni Borrelli, che ha curato il progetto grafico dei CD.  Un lavoro di squadra molto complesso e diversificato, ma assolutamente coinvolgente e gratificante.

Ovviamente nulla è paragonabile all’emozione da condividere col pubblico. E’ lì che si fa musica, insieme, e si diventa parte di un tutto più grande, una magia unica che coinvolge e che ha effetto salvifico per chi si lascia trasportare.    

- Come vedi il tuo futuro? Obiettivi personali e professionali.

Al futuro non ci penso, sono piuttosto attenta a vivere bene e fino in fondo il mio presente. Nel presente posso scegliere. Credo che la vita vada affrontata con un approccio leggero (da non confondere con superficiale, che riporta a un differente concetto), in modo da sgravare il peso dei momenti difficili. Conservare una visione gioiosa del vivere, relazionarmi in armonia con le persone e col mondo, se non altro, rende il mio passato sempre bello da ricordare. Il futuro viene da sé, ma sono convinta che in buona parte dipende dalle nostre scelte presenti, dai nostri atteggiamenti, dal nostro coraggio, dalla volontà, dalla fiducia e soprattutto dalla fede, intesa come l’atteggiamento di aspettarsi che qualcosa di buono sia a noi riservato.

Quanto ai progetti ci sono varie opportunità. Innanzitutto con la Poesia. Sono referente per la mia regione di Rinascimento Poetico, un movimento nazionale ed internazionale ideato dal poeta Paolo Gambi, che promuove poesia e bellezza nel mondo, abbinandola a varie forme artistiche. Il movimento è cresciuto tantissimo negli ultimi due anni, anche con il sostegno di letterati ed artisti di calibro e stiamo organizzando eventi nuovi e multidisciplinari.

Poi è di imminente uscita il mio quarto libro di poesie dal titolo “Harmattan parole fuori campo” che verrà anche tradotto in portoghese.

Inoltre sto pensando di realizzare uno spettacolo di poesie tratte dai miei libri e di canzoni, intervallate dal racconto di aneddoti personali e professionali. Ho già sperimentato qualcosa del genere e mi sono resa conto che la gente ama sentirsi raccontare delle storie. E vi assicuro che con il mio lavoro e con la mia vita ne ho di molto avvincenti da raccontare.

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News » DISCHI VOLANTI, MUSICA IN RETE di Vittorio Esperia - Sede: Nazionale | Monday 13 December 2021