"IL VIAGGIO" DI GIULIA GUARNACCIA
28 May 2017
di Giulia Guarnaccia
“A volte, ciò che non riesce a percepire la mente umana, può sconvolgere la tua intera esistenza …”
Londra, ai giorni nostri.
Anthony è un bravo ragazzo, sveglio, ama comporre musica, ma per vivere deve fare tutt’altro; nulla gli è stato regalato, ha dovuto sudare per diventare un uomo.
Anthony nasce nel Dicembre del ’78, da famiglia umile, ma compatta e di sani principi; all’età di vent’anni, si reca fuori città: ama la musica, ma poco dopo ritorna, con in tasca solo un pugno di sogni, deluso e si accontenta di fare da aiutante nell’officina del padre, molto realista e poco propenso ad inseguire i sogni.
Anthony ora ha 38 anni, è rimasto un ragazzo semplice, un bravo meccanico, ma, in testa ancora, ha tanti sogni.
Piove, è un giorno di Novembre come tanti, Anthony sale in auto, si avvia verso casa, ha appena chiuso l’officina, il padre gli siede accanto, parlano del più e del meno, scherzano, sorridono.
Sono stanchi, oggi è stata una giornata dura.
Anthony sta per svoltare per un viale alberato, il vento gelido che entra dal finestrino gli appanna gli occhiali, è miope, ma ci vede tutto sommato.
Ad un tratto sente addosso un’agitazione strana, quasi sentisse l’avvicinarsi di qualcosa che non conosce; poi, un urlo improvviso, un tonfo: Anthony perde i sensi, l’auto si ribalta e cade in un fossato.
“Aiuto, aiuto!!! Qualcuno ci aiuti!!!”
Grida il padre sanguinante.
Guardando il figlio al suo lato, col capo chino che non dava più segni di vita
“Aiutateci!!!
Mio dio …Anthony, Anthony, rispondi figlio mio … Parlami ti prego!!!”
Il padre lo scuote, lo abbraccia, piangendo col cuore addolorato.
Arriva un ambulanza, Anthony e suo padre vengono prelevati dall’auto, miracolosamente pochi minuti prima che prendesse fuoco e divampassero le fiamme.
L’ambulanza corre, il suo suono echeggia, quasi fosse un lamento in ogni dove; arrivano in ospedale, il padre ha solo qualche graffio, ad Anthony, purtroppo, viene riscontrato un trauma celebrale.
Sono trascorsi 7 giorni dall’incidente, Anthony è in coma profondo, è assente. Sembra dormire.
Sono le otto di sera, al capezzale del suo letto, mamma Lucy, gli accarezza il viso, gli parla amorevolmente, convinta che il figlio la possa sentire
“Anthony, figlio mio, io sono qui. La mamma non ti lascia solo.
Svegliati amore, guardami, torna dalla tua mamma!”
e così dicendo, si asciuga gli occhi, rossi e pieni di lacrime.
Lacrime amare, lacrime di mamma, lacrime che nessuno può asciugare.
Il padre è lì seduto, su di una sedia poco distante, si tocca il petto, quasi si sentisse in colpa col figlio
“Figlio mio, perdonami, avrei dovuto esser io su quel letto!! E invece ci sei tu ed io, non posso far nulla, nulla!
Mi sento un uomo distrutto …”
queste le parole di Harry, mentre con le mani nasconde il viso ed il suo pianto.
Arriva un infermiere, controlla i macchinari ai quali Anthony è attaccato e che lo tengono ancora in vita; poi, rivolgendosi ai suoi genitori, li invita ad uscire dalla stanza
“Signori, cortesemente, andate in sala d’aspetto, tra poco passano i dottori.
Per qualsiasi cosa, potete rivolgervi a me. Il mio nome è Luis, ho il turno di notte e resterò a vegliare vostro figlio fino a domani.”
Anthony non è cosciente, si trova altrove.
La sua anima vaga tra luccichii di stelle, segue una luce, sente che deve andare; d’un tratto, una porta gli si apre davanti, quasi lo invitasse ad entrare. Tutto intorno a lui lo rassicura: una dolce melodia, mai sentita, lo rende calmo, lo fa rincuorare.
Ad un tratto comincia un viaggio ancestrale, il suo essere solo spirito, lo rende indenne ai ricordi del mondo, lo fa stare bene.
Un essere di luce, vestito di bianco, lo invita a seguirlo: è leggero come l’aria, non sa cosa sia, ma sente di potersi fidare.
Arrivano su di una vallata, esseri di luce, fiori dai mille colori e profumi, bimbi che giocano, prati verdi e immensi: tutto intorno a lui è un incanto e nulla lo fa più pensare alla vita passata.
Ad un tratto si volge al suo lato e vede un essere imponente che emana amore e pace, vestito di bianco, capisce che Egli è l’Onnipotente e s’inginocchia, pieno di gioia e ne bacia il manto
“Padre Santo, tienimi qui con te, fammi restare.” Anthony parla con Dio, chiede di tenerlo lì con sé.
Sente una pace ed una gioia, mai provata infondo al cuore.
Dio lo guarda teneramente, ma non può, lo deve rimandare indietro, alla sua vita, ai suoi cari, ancora non è arrivato il suo momento.
Lui capisce e lo implora di non mandarlo via, ma ad un tratto, sente un doloroso pianto, uno straziante lamento che arriva dal mondo che sta rinnegando: è sua madre che lo chiama.
Lui la riconosce e grida
“Madre, madre, non piangere, io …
…io sono qui, non sto morendo …”
La madre era in lacrime e col capo chino sul suo petto, alza la testa, incredula e vedendo Anthony che la sta a guardare, lo stringe al cuore, come fosse appena nato
“Anthony, figlio mio … Dio mi ha ascoltata!!
Gioia mia, sei tornato, sei tornato dalla tua mamma!”.
Sono passati dieci anni da quel giorno.
Adesso Anthony ha una famiglia, dei figli e compone musica nel suo tempo libero; ma ancora, a distanza di anni, si domanda chi fosse quell’essere di luce che lo guidò verso Dio: era una figura di donna, giovane, coi capelli color del sole.
È pomeriggio inoltrato, Anthony è seduto alla sua tastiera, la porta si apre, sua moglie Caroline entra, ha in mano una lettera, non sa di chi sia, sopra c’è scritto solo ‘PER ANTHONY’. Caroline e lui si guardano, non sanno cosa pensare.
Anthony prende coraggio e apre la lettera: dentro, solo una foto, una foto di donna, con sopra una frase, un nome
‘Io sono J ulienne, l’Angelo Bianco’
Anthony, rimane in silenzio, aveva capito: era lei, l’angelo che nel suo viaggio ancestrale, lo aveva accompagnato, col suo vestale bianco.
È vero …
‘A volte, ciò che non riesce a percepire la mente umana, può sconvolgere la tua intera esistenza.’
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News » Il racconto della Domenica | Sunday 28 May 2017
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