"Vita e il libro dei morti"

02 October 2016

di Alessandra Cinardi

CAPITOLO 1 LA PRESCELTA: LA TROVATRICE O EVOCATRICE (INCONTRI NON ORDINARI)

Se avessero riferito a Mr. Arthur De Tolomeis che ben presto sarebbe stato coinvolto, suo malgrado, in loschi affari concernenti eventi di natura non proprio “normale”, bensì “paranormale”, come sedute spiritiche, possessioni demoniache, divinità egizie in carne ed ossa, evocazioni di poltergeist e diavolerie simili – era proprio il caso di dirlo –, sicuramente sarebbe stato colto immantinente da un colpo apoplettico. E c’era da scommetterci! Lo credo bene, il rispettabile impiegato amministrativo di II livello – ci teneva a sottolinearlo – del Ministero dell’Università e della Ricerca scientifica, che abitava in Via Galileo Galilei, 16 – e non era un caso a suo dire – nella città eterna, Roma, tutto avrebbe digerito tranne l’essere invischiato in fatti e questioni che aggiravano o smontavano tassello dopo tassello la sua 9 VITA E IL LIBRO DEI MORTI_interno 03/11/15 14.11 Pagina 9 AlessAndrA CinArdi 10 tanto decantata razionalità, nonché ferma ed inoppugnabile credenza in verità scientifiche altamente ed insindacabilmente dimostrabili. Ma quel giorno, sin dalle prime luci dell’alba, si sarebbe rivelato particolarmente infausto per il dogmatico Mr. Arthur. Era nientemeno che il 13° giorno del mese, coincidente con il 13° compleanno della sua figliastra darkettona. E in più non era forse anche l’anno 2013? “Un po’ troppi tredici!”, rimuginava tra sé lo scientista, benché un po’ superstizioso, signor De Tolomeis. Il numero tredici non stava forse ad indicare un malaugurato giorno, poiché rappresentava esattamente il numero dei convitati all’Ultima Cena di Nostro Signore? Il tutto, ne convenne, non presagiva niente di buono, in più i suoi reumatismi cominciavano a far capolino, che giornataccia! Ciò nondimeno, ad avviso di Mr. Arthur, la fede incrollabile nei dogmi della scienza era l’unica certezza cui un uomo savio e rispettabile avesse il dovere di ancorarsi saldamente nel marasma imprevedibile dell’esistenza. E questo era un fatto, sì signori! Anche se l’insondabile era sempre in agguato, alle porte, e lui lo sapeva bene. Eccome se lo sapeva... “Accidenti! Per mille carabattole!”, imprecava in silenzio, quel dì, l’inappuntabile De Tolomeis... Lo sapeva sin dal giorno infausto della nascita della sua figliastra alternativa: Vita. E infatti, tornando a quella malaugurata mattina, nel corso di quella più che ingrata giornata, pochi fatti si sarebbero dimostrati inequivocabilmente e scientificamente a prova di razionalità. VITA E IL LIBRO DEI MORTI_interno 03/11/15 14.11 Pagina 10 vitA e il libro dei morti 11 Il sempre elegantissimo ed inappuntabile Mr. Arthur quel giorno si era svegliato di buona lena, inderogabilmente mezz’ora prima della sua pingue, pallida ed arcigna seconda moglie Utilia. Aveva come sempre fatto una rapida toilette nel bagno antistante la lussuosa e luminosa camera da letto. Si era recato, con una falcata roboante e marziale, sbarbato e profumato, in cucina, e qui aveva afferrato il suo solito cartone di latte di soia dal capiente frigorifero posto nei pressi di un’ampia portafinestra che si affacciava su una strada del centro della città. Utilizzava la medesima marca di latte da oltre un decennio, poiché intollerante al comune latte vaccino, potenziale generatore di un orribile e fastidioso meteorismo intestinale, tale da scatenare fetide flatulenze in grado di “infestare” – mai termine fu meno appropriato come in seguito ebbe modo di appurare – l’intera cucina. Ed il tutto, se si fosse verificato, sarebbe occorso con estremo disappunto della sua poco eterea e poco dinoccolata mogliettina. Utilia, si sapeva, non avrebbe tollerato oltremodo ulteriori eruzioni vulcaniche da parte del troppo sensibile intestino del caro consorte. Eruttazioni in grado di dar luogo a miasmi maleodoranti simili a zaffate sulfuree. Quel giorno, lo sentiva – i reumatismi ne erano una chiara lampante conferma – sin dalle prime fioche luci che albeggiavano fuori dalle persiane della sua abitazione, si apprestava ad essere particolarmente stressante e ansiogeno. E il metodico, ossessivo, e di indole un po’ nervosa, Mr. De Tolomeis, non poteva proprio tollerarlo, eh, no! D’altronde, segnali che avrebbero cozzato contro la sua inveterata fiducia nella scienza e nei cosiddetti “lumi della ragione” ce ne sarebbero stati a frotte quel famigerato dì, VITA E IL LIBRO DEI MORTI_interno 03/11/15 14.11 Pagina 11 AlessAndrA CinArdi 12 diamine se non sarebbe stato così, come ben presto ebbe modo di appurare. Il signor De Tolomeis, trangugiata la quotidiana lauta colazione, un po’ troppo in fretta, e salutata la pallida, inquieta mogliettina ancora in vestaglia che si stagliava in tutta la sua mole come una mucca avvizzita nell’ingresso della casa, uscì dall’abitazione con fare baldanzoso pronto ad affrontare un altro splendido giorno di arduo lavoro presso la segreteria generale del suo dicastero. Varcata la soglia del portone del ricercato palazzo in stile Liberty, che immetteva su una affollata strada cittadina al centro della città, alacremente si diresse, con passo concitato, verso la prima edicola visibile del quartiere per acquistare il quotidiano preferito: «Il Messaggero». Ma di messaggi ne avrebbe avuti a iosa per il resto della mattinata; a saperlo prima, avrebbe fatto a meno di spendere un intero euro per il suo amato giornale. Continuò a camminare con passo accelerato sul marciapiede. Questo, come molti altri nella città eterna, era costituito da scomodi sampietrini, ed era subissato di gente che a quell’ora era solita spintonare altra gente per farsi largo e poter raggiungere le rispettive agognate sedi lavorative. Voltato l’angolo, il compunto signore dalla flemma inglese inspirò a grandi boccate l’aria frizzante e corroborante, sebbene piuttosto intrisa di smog, del primo mattino, e con atteggiamento noncurante alzò gli occhi al cielo per godersi il primo guizzare del sole autunnale. Ma rimase all’istante basito come un bronzo di Riace, anche se meno prestante a dirla tutta, con la bocca semiaperta e lievemente gocciolante saliva, nello scrutare in alto VITA E IL LIBRO DEI MORTI_interno 03/11/15 14.11 Pagina 12 nel cielo novembrino romano uno stormo di uccelli che disegnavano curiose traiettorie sopra di lui. Si sarebbe detto apparentemente degli stupidi corvi, con piume nere come l’ebano, che non la smettevano di volteggiare oltraggiosamente contro il disco solare sopra la sua fulva zazzera un po’ brizzolata, delineando strani ghirigori che formavano una scritta fumosa e plumbea, ma ben nitida: “Vita è la prescelta! Vita è la prescelta!”. “Vita chi?”, si chiese allibito Mr. De Tolomeis. “La sua figliastra darkettona? Improbabile e assurdo... E prescelta per cosa poi? E da chi?” continuava a rimuginare esterrefatto il distinto signore. Domande a frotte gli affollavano la mente, mentre i tenebrosi pennuti color cioccolata fondente in cielo, con suo estremo disappunto, non la finivano di roteargli sull’ancora folta chioma, gracchiando con verso cupo, e descrivendo piroette e volute di ogni sorta a guisa di lettere dell’alfabeto. “Vita è la trovatrice! Vita è l’evocatrice!”, sentenziavano le amene scritte indaco ormeggiate a centinaia di metri sul suo capo, delineate da quegli indemoniati uccellacci del malaugurio. “Ma trovatrice di cosa?”. E che significava poi il termine “evocatrice” applicato a una mocciosa ragazzina di appena tredici anni? Si arrovellava in testa il sempre più costernato e perplesso, ma irrimediabilmente compunto, signor Arthur. Santi numi! Possibile che tutto ciò stesse capitando proprio a lui? Ciò nonostante, era più che intenzionato a non farsi rovinare la luminosa giornata da baggianate del genere. D’altro canto, il suo stimato medico di famiglia lo aveva 13 vitA e il libro dei morti VITA E IL LIBRO DEI MORTI_interno 03/11/15 14.11 Pagina 13 AlessAndrA CinArdi 14 messo in guardia più di una volta questo mese, la sua glicemia era un disastro, per non parlare delle oscillazioni pressorie del sangue a livello sistemico, trigliceridi e colesterolo erano alle stelle, e tutto ciò poteva ben giocare brutti scherzi alla sua altrimenti ben acuta vista da falco. Sì, tutto doveva avere sempre e soltanto una spiegazione razionale. Solo il raziocinio ci distingueva dai bruti e dagli animali, e un improvviso calo ipoglicemico o un acuto sbalzo pressorio potevano ben giustificare strampalate e astruse visioni “celestiali” di malaugurati uccellacci forieri di iatture. In preda a queste raziocinanti elucubrazioni mentali, si appropinquò velocemente all’incrocio per attraversarlo. Di lì a pochi minuti sarebbe giunto senza altri indugi a destinazione, nel suo accogliente, comodo e pur sempre ricercato ufficio, e si sarebbe finalmente rilassato, con un buon sorso di whisky doppio malto gran riserva, nascosto gelosamente nel secondo cassetto della sua scrivania, protetto da mani e gole indiscrete, quali quelle dei colleghi ficcanaso del lavoro. Mentre, così pensando, si accingeva a mettere un piede sull’asfalto ricoperto da lunghe strisce zebrate, eruppe in un grido strozzato, più simile allo squittio di un topo che al verso di un essere umano. Il semaforo baluginava di giallo, ma al suo interno una faccia sorniona a guisa di rotondeggiante, paffuto “smile” ammiccava alla volta della sua persona. Strabuzzò gli occhi, e li strizzò più volte. Poi se li strofinò ripetutamente con le mani come son soliti fare i bimbi ancora assonnati appena svegli davanti ai doni natalizi il 25 dicembre, ma l’allucinazione visiva – perché di questo doveva trattarsi, ne era certo – non volle scomparire. VITA E IL LIBRO DEI MORTI_interno 03/11/15 14.11 Pagina 14 vitA e il libro dei morti 15 Con un’espressione ebete e accigliata stampata in volto, si redarguì da solo. Basta! Doveva finirla di prendere il Vicodin per anestetizzare la sua sciatica, o le intollerabili emicranie. “Ecco il risultato del prolungato abuso di analgesici di tipo oppiaceo!”, cianciava tra sé. Pensieri striscianti come serpi riempivano, suo malgrado, la di lui corteccia cerebrale non dandogli requie... Ma finalmente, la meta agognata era oramai vicina, visibile all’orizzonte. Ecco, a pochi metri da lì, profilarsi e prender corpo il massiccio portone bronzeo con gli stipiti in quercia, alto sei metri, del suo amato ministero. Una piccola porticina intagliata, con bordature cariche di arabeschi floreali, all’interno di uno degli spessi battenti del portone d’ingresso – il cui accesso era riservato esclusivamente al personale ministeriale – era costantemente spalancata, notte e dì. Questo perché l’attività di ricerca non aveva orari, e zelanti burocrati stacanovisti come lui avevano il sacrosanto dovere di mostrare al mondo intero come l’Italia fosse all’avanguardia – e non certo da meno dei suoi vicini europei o colleghi d’oltreoceano – nella ricerca e sperimentazione scientifica. Superò la soglia dell’edificio dagli spessi muri color crema, sbiaditi e anneriti dall’inquinamento atmosferico. L’accesso era delimitato da varchi con macchinari a raggi X. Scannerizzarono come sempre il suo corpo asciutto, onde evitare l’intrusione di oggetti pericolosi: armi, bombe, coltelli e chincaglierie simili. Si diresse con passo altezzoso, ma felpato, verso la scalinata marmorea che conduceva al secondo piano, conscio del suo rilevante ruolo in quella sacra istituzione. Qui si VITA E IL LIBRO DEI MORTI_interno 03/11/15 14.11 Pagina 15 AlessAndrA CinArdi 16 trovava il dipartimento della Segreteria del Ministero dell’Università e della Ricerca dove era ubicato il suo angusto ma luminoso ufficio. Mentre attraversava l’ingresso antistante l’ampio cortile che portava alle massicce scale color avorio si sollazzò con un dolce pensiero: meno male, il suo collega era in malattia, si sarebbe potuto godere la giornata senza spiacevoli o fastidiose intrusioni, in perfetta solitudine. Il rimbombo dei passi sul pavimento di marmo bianco striato di grigio dava corpo a un’eco sinistra che faceva tutt’uno con l’umore del momento del povero De Tolomeis. Superato l’atrio, entrò nell’arioso cortile a cielo aperto da cui partivano le scale per accedere ai piani sopraelevati del secolare edificio. Al centro del vetusto cortile, una statua greco-romana di apollinea memoria giganteggiava per oltre tre metri sopra una vasca ovoidale contornata da puttini e figure mitologiche semivestite di dubbio gusto per il troppo pudico impiegato ministeriale. Svariate frecce erano incoccate sui rispettivi archi dei paffuti angioletti, dalle cui bocche prominenti e voluttuose l’acqua scrosciava sonoramente, eruttando migliaia e migliaia di piccole bollicine e formando zampilli che disegnavano rotondeggianti traiettorie ad arco sin dentro la fontana. “Ma che mi prenda un colpo!”, saettò all’improvviso l’arcigno Mr. De Tolomeis in mezzo al cortile, mentre passava di fronte alla fontana. La statua di Apollo – che centrava poi la bellezza con la scienza, farfugliava tra sé l’impiegato ministeriale –, che si ergeva con tutta la sua prorompente beltà sopra la fontana, lo stava fissando con aria torva, blaterando frasi incomprensibili, probabilmente in sonoro greco antico. VITA E IL LIBRO DEI MORTI_interno 03/11/15 14.11 Pagina 16 vitA e il libro dei morti 17 “Accidenti!”, imprecò senza farsi udire da anima viva, avrebbe dovuto frequentare il liceo classico e non lo scientifico, glielo aveva sempre rinfacciato la sua povera mamma. “Che il cielo l’abbia in gloria...”, sentenziò tra sé facendosi il segno della croce, improvvisamente rattristato. Accelerò il passo, prese le scale che portavano al secondo piano, aprì il primo uscio del corridoio alla sua destra sbattendo violentemente la porta alle spalle, crepando addirittura l’intonaco intorno agli stipiti. Corse quindi in tutta fretta verso la stanza del suo ufficio, terza porta a sinistra, glissando le occhiatacce sorprese, morbose e alquanto irate dei colleghi del piano affacciatisi per osservare cosa stesse accadendo con tutto quel rumore di ante sbatacchiate di qua e di là. Giunto a destinazione, si chiuse repentinamente l’entrata alle spalle. “Bene, l’ufficio è deserto...”, pensò. La stanza era piuttosto insignificante, tre metri per tre, con intonaco alle pareti bianco ovatta, color ospedale. Quadri storti di novelli Picasso spiccavano con colori oltraggiosi dalle anguste pareti altrimenti scarne. Un paio di scaffali di prezioso legno di quercia intagliato – il Ministero trattava bene e con gusto in quanto a mobilio i suoi dipendenti – preda facile delle termiti romane, si stagliavano e troneggiavano contro la parete di sinistra. Una grande finestra ogivale in stile gotico faceva capolino sulla parete di fronte all’ingresso. E due consunte scrivanie squadrate – due pezzi di antiquariato, come soleva definirle con malcelato orgoglio il signor De Tolomeis – facevano da contorno all’angusta, opprimente stanzetta ministeriale: una posizionata con lo schienale della poltrona contro la parete di VITA E IL LIBRO DEI MORTI_interno 03/11/15 14.11 Pagina 17 AlessAndrA CinArdi 18 sinistra e l’altra speculare ad essa verso la parete di destra. L’esile impiegato chiuse a chiave la porta a doppia mandata, aggirò elegantemente la scrivania di destra – gli era stata assegnata quella, anni or sono, e non certo per motivi politici – e si stravaccò sulla poltrona imbottita color malva. «Finalmente un po’ di pace!», rifletté ad alta voce. Ma in men che non si dica un albatros – ma non era solitamente un uccello che bazzicava regioni artiche? – si affacciò sbattendo le ali freneticamente sul davanzale della finestra, facendo trasalire lo smilzo e sempre più sudaticcio impiegato ministeriale. La finestra era chiusa, ma anche dal punto di osservazione in cui si trovava, seduto alla scrivania, il guardingo De Tolomeis riuscì a scorgere – Dio solo sa come! – quell’infingardo di volatile che osava ripetutamente strizzargli l’occhiolino con malcelata ironia – o era forse sarcasmo? – negli occhietti vitrei che sembravano oltremodo deliziati dall’espressione attonita e un tantino allarmata del pover’uomo presente nella stanza. Con il fiato caldo il volatile alitò sulla finestra. Poi, col becco puntuto, delineò una scritta sul vetro appannato per il freddo pungente all’esterno. “Vita è l’Evocatrice o Trovatrice del Sacro Libro!”, lesse l’impiegato sporgendosi in avanti sulla sedia. Strabuzzò nuovamente la vista, non credeva ai suoi occhi. Cominciò a tremare, eppure lui non beveva, era assolutamente astemio, astemio incallito per di più, tranne in circostanze particolarmente avverse. Si sistemò meglio sulla poltrona, e trasecolato cominciò a rimuginare. Che quella effimera percentuale di alcol presente come eccipiente nello sciroppo per la tosse avesse improvvisamente giocato brutti scherzi e fosse la fonte dei VITA E IL LIBRO DEI MORTI_interno 03/11/15 14.11 Pagina 18 vitA e il libro dei morti 19 suoi guai? Ne avrebbe parlato sicuramente con il medico di fiducia. Gustavo era un vecchio amico, ma lo avrebbe redarguito a dovere per la prescrizione di quel dannato sciroppo che lo aveva reso un tantino alticcio. All’improvviso, scosso da convulsi e repressi singulti saettò, paonazzo in volto, saltando sulla sedia: “Per diamine, devo fare qualcosa! Sto perdendo il lume della ragione!”. Ma poi, come se nulla fosse, riacquistò la consueta calma e padronanza di sé. Si sedette di nuovo sulla sedia, braccia conserte. Si tamponò la fronte che stillava goccioline di sudore con un fazzolettone lindo e grande come una tovaglia, e tornando imperturbabile come sempre, indossò la solita compassata espressione. La calma era la virtù dei forti, e a continuare così c’era da farsi venire un ictus... Meglio non agitarsi: troppe emozioni non facevano bene al cuore. E non era proprio il caso di innervosirsi anzitempo! Quella sera stessa si sarebbe giocato il derby di Coppa Italia Roma-Lazio, e guai a farsi venire un attacco di panico prima della partita. Comunque, per fortuna – “Ehhh...”, sospirò silenziosamente –, l’ospedale Santo Spirito era a due passi da lì, nel caso ce ne fosse stato bisogno... Aveva scelto, infatti, proprio quella sede lavorativa, poiché in prossimità di un nosocomio: con tutti i suoi acciacchi chi poteva mai dire quando sarebbe giunto il momento di un ricovero d’urgenza... O la fatidica ora... Guardò ancora di traverso, con la coda dell’occhio, il pennuto artico che occhieggiava verso di lui, dimenandosi e sbattendo il soffice piumaggio contro il vetro della finestra. Inspirò profondamente e poi espirò tutto d’un fiato. Sì, andava meglio adesso. “È solo un dannato pennuto!”, VITA E IL LIBRO DEI MORTI_interno 03/11/15 14.11 Pagina 19 AlessAndrA CinArdi 20 si disse. Ora voleva soltanto lasciarsi alle spalle quella a dir poco inquietante mattinata. Avrebbe lasciato l’ufficio appena ultimato l’orario lavorativo, alle tre in punto e, giunto a casa, si sarebbe stravaccato sul costoso divano in pelle color indaco del suo ricercato ed elegante salone. Avrebbe schiacciato un breve sonnellino ristoratore, e avrebbe poi guardato una salutare partita di calcio: il derby Roma-Lazio previsto in serata, ingollando litri di Coca Cola light e pizza senza mozzarella, supplì e crocchette a voler scoppiare. E tutto sarebbe tornato alla più assoluta ed anonima normalità...

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News » Il racconto della Domenica - Sede: Nazionale | Sunday 02 October 2016