Più scegliamo, meno siamo felici
08 May 2025
Viviamo nell’epoca delle possibilità illimitate. Puoi ordinare cibo messicano a colazione, imparare il mandarino in pausa pranzo, comprare scarpe personalizzate mentre aspetti l’autobus. Puoi persino cambiare città, identità, stile di vita, con un paio di clic.
La retorica è semplice: più possibilità hai, più sarai felice.
Peccato che sia esattamente il contrario.
Lo dimostra uno studio celebre di Barry Schwartz, psicologo americano, autore de The Paradox of Choice (2004). Schwartz ha mostrato che avere troppe opzioni non ci rende più liberi o soddisfatti: ci paralizza.
Più scelta abbiamo, più aumenta l’ansia di sbagliare, il rimpianto di ciò che non abbiamo scelto, il dubbio continuo: "e se ci fosse stato di meglio?"
Non è una teoria astratta: è stato dimostrato anche in esperimenti reali.
In uno studio famoso, in un supermercato della California, venivano esposti 24 tipi diversi di marmellata. I clienti si fermavano incuriositi, assaggiavano, sembravano entusiasti. Ma quanti compravano davvero? Solo il 3%.
Quando invece le marmellate erano solo 6, il tasso di acquisto saliva al 30%.
Meno scelta, più decisione. Più serenità.
E non riguarda solo i barattoli: succede nell’amore, nel lavoro, nelle vacanze, nei progetti di vita. Tinder, LinkedIn, Airbnb: la promessa è "scegli tutto", il risultato è "non scegliere mai davvero". Restiamo eternamente insoddisfatti, intrappolati nella sensazione che ci stia sfuggendo qualcosa di meglio, da qualche parte.
Schwartz chiama questo effetto "paralisi da iper-scelta". E ci spiega anche perché ci fa star peggio: quando tutto è possibile, ogni scelta diventa anche una rinuncia dolorosa. E la felicità, invece di moltiplicarsi, si frantuma.
La soluzione? Semplice, ma radicale: scegliere meno. Imporsi limiti. Accettare che non avremo mai tutto. E imparare a essere presenti davvero in ciò che abbiamo deciso.
Non è rinuncia. È liberazione.
di Giorgia Pellegrini
Foto libere da copyright
Video https://youtu.be/Vax0TF9U-_Q?si=6aZ-ZtTl6Ks9SBVz
© RIPRODUZIONE RISERVATA copyright www.ilgiornaledelricordo.it
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