La cotta estiva abbronza il cuore
22 September 2025
Perché chiamarla “cotta estiva” è riduttivo… e sbagliato.
Chi ha inventato il termine “cotta estiva” probabilmente non ha mai provato quell’emozione che ti fa ridere da sola mentre aspetti il tram, che ti fa alzare gli occhi al cielo anche quando piove, che ti fa ricordare qualcuno anni dopo senza motivo apparente. Perché ridurla a un semplice gelato che si scioglie col caldo? Non è un dessert: è un incendio segreto nel cuore.
Quando l’emozione decide di restare
E sì, non passa in fretta. A volte decide di restare, come un ospite inatteso ma delizioso che non vuoi mandare via. Non perché lui fosse l’amore della tua vita (diciamolo chiaramente, spesso non lo è), ma perché quell’emozione ti riporta a chi eri in quel momento: libera, spensierata, un po’ incosciente. Viva.
La magia di chiamarla “cotta estiva”
Chiamarla così è quasi un modo per minimizzare, per mettere una pietra sopra. Come dire: “Era solo un’avventura, passerà tutto.” Ma certe emozioni non passano. E non dovrebbero. Sono il nostro personale atto di ribellione contro la serietà della vita adulta. I post-it colorati nel grigiore delle responsabilità. Il promemoria che, anche se tutto cambia, possiamo ancora sentirci forti, senza regole, senza scadenze.

Pochi giorni, emozioni infinite
Le cotte estive ci insegnano che la vita può essere intensa anche in pochi giorni. Che un sorriso, uno sguardo, una notte di agosto possono lasciare un segno più grande di un anno intero. Che si può volare alti senza sapere dove atterreremo.

Basta ridurle a “cotte estive”
Smettiamola di chiamarle così con sufficienza. Non tutte devono durare per essere importanti. Non tutte devono “essere” sul serio. Alcune bastano da sole, con il profumo di gelato alla fragola, la sabbia tra le dita e il vento nei capelli. E quel ricordo, se riaffiora, ti scalda ancora la pelle, ti fa sorridere da sola e ti ricorda che, anche nell’inverno più grigio, c’è un’estate che ti aspetta dentro di te.
L’estate finisce… ma certe scottature rimangono
Alla fine, l’estate passa, ma certe scottature (quelle belle) rimangono. E credimi, vale la pena sentirle.
di Giorgia Pellegrini
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