Microplastiche, cervello sotto attacco
21 March 2025
Sembra l’inizio di un film distopico, e invece è la nostra nuova realtà: minuscole particelle di plastica, quelle stesse che galleggiano negli oceani e si insinuano nei nostri polmoni, hanno varcato l’ultima frontiera, il cervello umano. E non ci hanno messo anni, ma appena due ore dall’ingestione, come dimostrano recenti studi sugli animali. La domanda non è più se ci stiano facendo male, ma quanto.
Perché è così inquietante? La barriera emato-encefalica, il nostro scudo naturale contro le tossine, non sembra più così invalicabile. Una volta che le microplastiche entrano nel cervello, possono causare infiammazioni, interferire con i segnali neuronali e scatenare danni potenzialmente irreversibili. Ansia, deficit cognitivi, malattie neurodegenerative: il rischio è reale, e nessuno ne è immune.
Come ci arrivano? Semplice: acqua, cibo, aria. Le beviamo nelle bottiglie di plastica, le ingeriamo nei pesci, le respiriamo persino. Secondo alcuni studi, ognuno di noi consuma l’equivalente di una carta di credito in plastica ogni settimana. E il peggio? Nessuno sa davvero quali siano gli effetti a lungo termine.
Ora serve un cambio di rotta. Ridurre la plastica monouso è solo l’inizio. Servono soluzioni radicali: materiali innovativi, filtri avanzati per acqua e aria, politiche ambientali aggressive. Perché il cervello non è un cestino della spazzatura. E perché non possiamo più permetterci di essere spettatori di un’apocalisse silenziosa che si sta consumando dentro di noi.
Il futuro è nelle nostre mani, e non possiamo lasciarlo scivolare via tra le microplastiche. Svegliamoci, prima che sia il nostro cervello a spegnersi.
di Giorgia Pellegrini
Foto libere da copyright
Video https://youtu.be/hksqdxfTiT0?si=NedcHjGpz4lsecTi
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News » RICERCHE E STUDI | Friday 21 March 2025
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