L’ultimo notiziario di Emilio Fede
03 September 2025
C’è un televisore che resta acceso, anche quando nessuno più lo guarda. Le immagini scorrono, i volti si muovono, i colori lampeggiano, ma nell’aria non c’è più nessuno a trattenerli. Così, oggi, si è spento Emilio Fede. Aveva 94 anni, e come un conduttore che sa di dover chiudere il collegamento, ha lasciato la scena in silenzio, a Segrate, davanti a quella televisione che era stata la sua compagna più fedele.
Era nato nel 1931, in un angolo di Sicilia che sa di mare e di polvere, Barcellona Pozzo di Gotto. Ragazzo con in tasca un sogno smisurato: raccontare il mondo. Il mondo arrivò davvero, e lo travolse. Lo portò in Africa, tra guerre e bandiere nuove, lo riportò in Italia, nelle stanze ovattate della Rai. Lì, davanti alla telecamera, Fede scoprì che il giornalismo poteva essere anche spettacolo, che il dolore poteva diventare diretta. Fu a Vermicino, con un bambino intrappolato in un pozzo e milioni di italiani incollati allo schermo: la nascita della “tv del dolore”.
Poi il destino lo consegnò a un’altra famiglia, quella di Silvio Berlusconi. Con lui attraversò vent’anni di Tg4, con il sorriso inconfondibile e le parole appuntite. Fede fu soldato, megafono, amico devoto. Nessuna par condicio, nessun equilibrio: solo schieramento, fedeltà, e a volte eccesso. Le sue edizioni del notiziario non erano semplici cronache: erano dichiarazioni d’amore, battaglie, comizi mascherati da servizi.
Ma ogni luce, si sa, porta con sé ombre lunghe. Quelle di Emilio Fede sono state scandali, querele, processi. Dalle “meteorine” che resero celebre il suo Tg alle intercettazioni scomode, alle accuse di favoreggiamento nel caso Ruby, la sua parabola è stata anche un catalogo di cadute, a volte tragicomiche. Eppure, nonostante tutto, il suo nome restava sempre lì: impossibile da ignorare.
Negli ultimi anni, l’uomo di ferro si era fatto fragile. La morte della moglie, Diana de Feo, lo aveva lasciato nudo, incapace di nascondere dietro al sorriso televisivo una nuova, inedita malinconia. «Il vero potere è avere l’affetto degli altri», disse di recente. Parole che suonavano come una resa, o forse come una confessione.
Così, il direttore che aveva dominato il piccolo schermo se n’è andato davanti a un piccolo schermo. Un cerchio che si chiude. Come se, dopo tante edizioni, l’ultimo Tg fosse stato soltanto per sé stesso: titoli di coda, un fade out lento, e il brusio dello schermo lasciato acceso.
Emilio Fede non è stato un giornalista qualunque. È stato un simbolo, amato e detestato, imitatissimo e discusso. Un uomo che ha vissuto tra applausi e fischi, tra fasti e solitudini. Forse, il suo vero scoop è stato questo: dimostrare che anche l’informazione può trasformarsi in destino.
Oggi, nel grande palinsesto del tempo, si è chiuso per sempre il suo notiziario.
di Giorgia Pellegrini
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