Sara Zanelletti, l’arte esplosiva
23 May 2025
- Sara Zanelletti in una parola:
Nel video ho detto Tsunami ma mi sento anche una 'Wrecking ball'.
- Chi è Sara Zanelletti?
Vengo dall’Emilia-Romagna, dalla provincia di Piacenza. A sei anni mia mamma vide l'inserzione di una scuola di danza sul quotidiano locale piacentino. Mi chiese cosa ne pensavo. Dissi: 'Va bene, iscrivimi', senza una motivazione precisa. Fare la ballerina non era il mio sogno. Forse lo sarebbe diventato col tempo, chissà! Quale sogno avessi? Non ne avevo!
La passione per la danza ha preso poi il sopravvento, decidendo di trasformarla in lavoro. Dopo essermi trasferita a Milano, ho partecipato a musicals, lavorato in compagnie di danza contemporanea e altri lavori quali convention, sfilate ballate. Nel 2008, sono stata invitata a entrare a far parte del Cirque du Soleil come ballerina e co-protagonista accanto a Criss Angel nello spettacolo Believe al Luxor di Las Vegas. È stata un’esperienza unica nel suo genere. Ho una curiosità famelica per tutto ciò che mi arricchisce e mi fa evolvere, nella vita e nel lavoro.
- Dal Cirque du Soleil al libro Non ho chiesto l'America
Il contratto con il Cirque du Soleil è arrivato due anni dopo la mia audizione a Vienna, dopo essere stata inserita nel loro database di artisti. Inizialmente mi avevano proposto uno spettacolo a Macao, ma non ricevetti più alcuna comunicazione. Invece di lasciar perdere, decisi di insistere: telefonai alla sede centrale in Canada a Montreal da un internet point di Milano per capire cosa fosse successo. Mi dissero che avevano cambiato il cast, la regia e anche il mio ruolo era sfumato. Il pensiero di lavorare per loro era un chiodo fisso ma dopo quella opportunità mancata mi ripromisi di non alimentare più la mia mente con pensieri ossessivi di voler lavorare a tutti i costi per il Cirque d. S. I let it go - Ho lasciato andare. Due anni dopo la e-mail nella quale mi proposero un nuovo progetto: Believe, a Las Vegas, accanto a Criss Angel. Mi diedero un mese per decidere. Alla fine, fu la paura di avere rimpianti a farmi prendere quell’aereo per Las Vegas e poi era il mio desiderio lavorare per loro. L'avevo voluto con tutta me stessa. C'è un detto in inglese: Remember what you wish for...
- Attento a ciò che desideri...(si può avverare davvero)
Sono stati tre anni intensi, una vera e propria sfida fisica, emotiva e artistica. Nove mesi di prove senza sosta. Ero stata scritturata per due ruoli: ballerina e co-protagonista di Criss Angel. Dopo questa esperienza, ho attraversato una crisi profonda esistenziale. Non volevo più andare e come conseguenza la mia identità vacillava perché non sapevo cos’altro fare. Decisi di trasferirmi a Los Angeles per dedicarmi a recitazione.
Quello che mi mancava davvero era il sudore. Quella stanchezza fisica che ti assale dopo uno spettacolo, dandomi sempre un sensodi profonda realizzazione.
Avvolta dalla forte solitudine dei primi anni, ho trovato
conforto nello scrivere tutto quello che mi succedeva.
Situazioni e incontri imbarazzanti, particolari in cui mi imbattevo. Partendo da queste mie esperienze personali è nato il romanzo 'Non ho chiesto l’America’.
Situazioni e incontri imbarazzanti, particolari in cui mi imbattevo. Partendo da queste mie esperienze personali è nato il romanzo 'Non ho chiesto l’America’.
- Il corpo, l'immagine...
Il corpo è sempre stato parte integrante del mio lavoro di ballerina, ma non ho mai avuto la mania della perfezione fisica. Devo anche dire che, per la danza classica, sono sempre stata longilinea di costituzione. Dell’immagine al di fuori della scena non mi è mai importato molto. Per me, l’estetica era legata agli spettacoli, all’interpretazione dei movimenti sul palco. Mia mamma mi diceva sempre: “Non capisco come faccia una ragazza della tua età a non essere interessata alla moda!". Avevo 15 anni e il più delle volte ero sempre in tuta, capelli scomposti, anfibi.
Talvolta però mi impegnavo. Come quando a un ultimo dell'anno, credo avessi 16 anni, con i miei genitori e alcuni amici mi ero presentata con un look estroso: gonna in plastica gialla, calze nere retate, zeppe, una maglietta gialla luccicante e dulcis in fundo un boa fucsia!
Sembravo pronta per entrare in scena, più che in un ristorante. Parliamo degli anni Novanta, e in Italia vedere una ragazza "conciata" così aveva turbato qualcuno probabilmente! Il mio cruccio, lo ammetto, è sempre stato il mio naso importante. A scuola mi prendevano in giro per questo, e io cercavo di nascondere il profilo con i capelli. Ho pensato più volte di volerlo rifare, ma la fottuta paura di sdraiarmi su un letto d’ospedale me l’ha sempre impedito. E poi, volevo e voglio davvero rifarlo?
Oggi attribuisco un valore diverso alla mia immagine. Mai forzata, abbracciandola con cura. Sento il bisogno di coltivarla, forse perché non calco più il palcoscenico. Immagine è presenza: una personalità autentica, consapevole del proprio essere con umile sfacciataggine.
- Progetti futuri?
Sto preparando la sceneggiatura di una possibile serie tv ispirata al mio libro 'Non ho chiesto l'America' e un nuovo progetto/collaborazione.
- Cosa realizzerei con una bacchetta magica?
Avere il dono dell'ubiquità. Poter andare in Italia quando voglio, anche solo per qualche giorno. Una chiacchiera coi miei, gli amici e vedere più spesso la mia nonnina centenaria.
Sara Zanelletti
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Book 'Non ho chiesto l'America'
Amazon https://shorturl.at/ jcOjc
Barnes&Noble https://shorturl.at/Sn66Y
di Roberto Dall'Acqua
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