"QUATTRO GAMBE BUONO, DUE GAMBE CATTIVO"
12 February 2017
di Raffaella Bonora Iannece
Il razzismo è una ferita aperta, di cui l’umanità non è capace di liberarsi. La xenofobia è la paura del “diverso” e da cittadina italiana, dopo secoli e secoli, sto qui a chiedermi, cosa mai ci sarà di così diverso fra un valdostano e un siciliano? Se prendiamo in mano un globo, salta subito agli occhi che l’Italia, in confronto alle altre Nazioni, è davvero un puntino nel Mediterraneo, ed è mai possibile che due persone che vivono su quel puntino possano essere così diverse? Eppure, quale cittadino del Sud Italia, in tutta la sua vita, non è stato, almeno una volta, discriminato da uno del Nord? Non vogliamo fare di tutt’erba un fascio ma, questo vergognoso comportamento mette in cattiva luce tutti gli Italiani. Cosa penserà mai l’Europa, il Mondo, di un popolo pronto ad aprire la porta ad un clandestino, ma non ad un fratello che vive a qualche chilometro più a sud? Questo atteggiamento di chiusura si palesa anche nelle più piccole vicende di vita quotidiana, spesso fra cittadini separati davvero da una lingua di terra, una sottile linea capace di cambiare il modo di vedere e di pensare di un pugno di persone. Tutti noi conosciamo bene le terribili vicende che si stanno consumando in Abruzzo in questo periodo, noi tutti siamo vicini ai nostri fratelli in maniera solidale, pronti ad offrire aiuti concreti e, fra i tanti, gravissimi problemi del centro Italia, c’è anche la piaga dell’emergenza animali. Una cittadina salernitana, che per comodità chiameremo Maria, girovagando su una pagina Facebook dedicata all’adozione di animali, nota un annuncio di un cagnolino di 5 anni, abbandonato perché nessuno dei figli del padrone deceduto era disposto a prendersene cura. Maria, colpita dalla sciagura di questa tenera bestiola, consapevole delle difficoltà a cui va in contro un cane adulto, siccome di solito si preferisce adottare cuccioli, decide di rispondere all’annuncio. Inizialmente le viene risposto che il cane è ancora disponibile, Maria allora si informa e chiede di dove sia. “L’Aquila” le risponde la responsabile, consapevole delle difficili condizioni in cui versa la regione, Maria domanda “E nel caso può arrivare a Salerno?”. La risposta non è quella che ci si aspetterebbe. “In realtà preferiamo non fare adozioni al sud di L’Aquila”. Maria, da cittadina del sud tristemente abituata a trattamenti poco educati da parte dei suoi connazionali del nord, decide di mettere alla prova la ragazza, per comprendere al meglio la situazione. Nella speranza di aver frainteso, scrive “E al nord di L’Aquila puoi darlo? Perché ho un’amica in Veneto interessata”, l’sms di risposta è immediato, chiaro e trasparente “in Veneto, se la tua amica è interessata, può contattarmi”. A questo punto Maria, amareggiata, decide di rispondere per le rime “sai sono abbastanza delusa e schifata, io ho visto un cane su una pagina di fb, che poverino sta in un canile … decido di prenderlo per tenerlo con me per sempre e accudirlo e non mi preoccupo di chiedere di dov’è o altro, se non per sapere come averlo, e mi viene risposto che al sud non lo date ma in Veneto si?Ma per chi mi hai presa? Credi che io lo abbandonerei? Come ti permetti? Se non ti fidavi chiedevi nome, cognome e prendevi informazioni, sono schifata e si vede che non ti sta a cuore il benessere dei cani; comunque il cane non lo voglio più, alla faccia dei buonisti, poveri cani in mano a voi!”. Volete sentire la risposta della signora del “nord” (fermo restante che l’Abruzzo è una regione del Centro Italia)? “Infatti il cane non te lo darei se questi sono i requisiti”. E quali sarebbero i requisiti? A Maria non è stato chiesto nessun requisito, è bastato dire “Salerno” per venir trattata come un’appestata. Intelligentemente Maria ha chiuso la questione, preferendo non rispondere affatto a simili provocazioni. Se questo fosse un caso isolato, probabilmente ci faremmo una risata e volgeremmo lo sguardo altrove, pronti a fare del bene al prossimo cucciolo bisognoso ma, purtroppo, caso isolato non è. Sul famoso social network, le pagine dedicate ai “pelosetti” in cerca di famiglia, non si contano. I nostri amici a quattro zampe, bisognosi d’aiuto, sono davvero tanti, ogni giorno vengono pubblicati centinaia di annunci, molti, moltissimi, del nord. Peccato che il 90% specifichino “disponibile per il nord e centro Italia”. La scusa ufficiale è che in Campania il tasso di randagismo è alto e, quindi, a “noi del sud” conviene adottare nella nostra zona. Ma non sono le uniche notizie che si leggono. Spulciando un po’ il web a volte emergono frasi davvero razziste e infamanti. In una pagina facebook si legge, in grassetto, che “al sud sono disposti ad adottare cani sol dopo che, al nord, sono stati rimessi in sesto”, poi però sottolineano che il loro non è razzismo e, specificano “per etica, responsabilità e morale nessuno di noi manderebbe un cane del nord al sud” e,per indorare la pillola, aggiungono “togliendo la possibilità a quelli presenti già sul territorio di essere adottati”, concludendo con “aiutate i cani della vostra zona, a quelli del nord ci pensiamo noi”. Ovviamente, da cittadina del sud, animalista, vegetariana, voglio vederci chiaro. Conosco le terribili situazioni di alcuni canili del sud, sono a conoscenza dell’alto tasso di randagismo ma, sarebbe un po’ come non permettere ad una famiglia del nord di adottare una bambina perché il numero di femminicidi su da loro è aumentato dell’ 8,3% (circa 60 – 65 vittime su un totale di 152 donne uccise nel 2014) mentre al meridione è diminuito del 42,7% nello stesso anno. Sguazzando nella magica rete, i miei occhi cadono su stati terribili, del tipo “al sud non c’è la cultura dell’animale ma solo scempio per i più deboli”, strano, è la stessa identica cosa che avrei potuto pensare io, riferendomi al nord, in merito ai dati inerenti ai femminicidi. Non do’ torto ai volontari, che ogni giorno lottano e si impegnano per salvare cuccioli maltrattati, denutriti, in bilico fra la vita e la morte, costretti a lavorare in situazioni agghiaccianti, ma vorrei far notare a “quelli del nord” che qui al sud esiste la cultura degli animali, ed è strettamente collegata alla nostra cultura dell’amore e della prodigalità, culture che difficilmente fioriscono invece sull’arido terreno della diffidenza e dell’ostilità. I cani abbandonati sono tanti, i volontari che se ne prendono cura, ancora di più. Se dovessimo basarci sui numeri allora noi faremmo bene a tenerci alla larga dal Nord, siccome il tasso di crimini efferati e di femminicidi è notevolmente più alto,ergo, per rendervi pan per focaccia, dovremmo classificarvi tutti come pericolosi assassini, giusto? Ma non lo facciamo, così in basso non siamo mai caduti. Siamo nel XXI secolo, l’Italia, ahimè, è colpita da numerose sciagure, fra le quali voglio ricordare proprio il terremoto e l’emergenza neve in centro, per il quale ogni buon cittadino che si rispetti, è chiamato a fare di tutto per aiutare dei fratelli in difficoltà, dall’aprire la porta di casa a chi un tetto no lo ha più, al mandare sms solidali, per non parlare dell’esercito, carabinieri, polizia, vigili del fuoco, medici, infermieri, che mettono a rischio la propria vita per salvare quella degli altri. E non importa se siano del nord, del sud, italiani, stranieri, religiosi, atei, bianchi, neri, gialli, gay, etero, bisex … Sono eroi, e tanto basta. Signori del nord, che credete di essere così superiori, che in tempi non sospetti (fino a pochi mesi fa, nei confronti di una giovanissima studentessa) non avete voluto fittare casa ai meridionali, vorrei ricordarvi che, nonostante il vostro famigerato razzismo, ridicolo nel 2017, le porte del sud resteranno sempre aperte, noi continueremo ad aiutare il prossimo e ad essere solidali, non solo a casa nostra, o meglio, si, a casa nostra, se per casa nostra intendete l’intero pianeta. Noi “terroni”, come simpaticamente veniamo spesso bollati, non siamo dediti all’emarginazione, scusateci ma siamo avanti, il razzismo lo studiamo solo sui libri di storia, non lo lasciamo in eredità ai nostri figli, a loro insegniamo a riconoscerlo ed evitarlo, non a praticarlo. Noi del Sud sappiamo bene cosa significhi lottare contro la povertà in una terra che, nei secoli, è stata sfruttata, trattata come una colonia dalle ricche industrie del Nord, conosciamo da vicino le discriminazioni, i maltrattamenti, il razzismo, le occhiatacce che ci rifilano certi settentrionali sentendo il nome “Napoli”, manco fosse una parolaccia. Il punto è che spesso questi settentrionali dimenticano le loro colpe. Siamo abituati a pensare all’ “arretratezza del Sud”, basta fare una piccola ricerca in internet o aprire un qualsiasi libro, per leggere quanto il sud Italia sia indietro rispetto al Nord, quasi fossimo un peso che il Nord si trascina dietro e che gli impedisce di spiccare il volo. Non si leggono però, le vere cause di questo divario, perché? Perché, come tristemente sappiamo, la storia viene scritta dai vincitori. “Al Sud c’è la camorra, al Sud c’è la mafia, al sud non sono lavoratori, al sud si piangono addosso, al sud sono tutti ladri.” Inviterei, coloro che nei decenni hanno maturato questo errato credo nei confronti del meridione, a soffermarsi su alcune parole tratte da una lettera di Garibaldi per Adelaide Cairoli, del 1868: “Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Sono convinto di non aver fatto male, nonostante ciò non rifarei oggi la via dell’Italia meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendosi colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio”. Oggi, molti storici, si sono occupati di studiare le colpe e le responsabilità, troppe volte ignorate e negate, del nord Italia nei confronti del sud. Francesco Saverio Nitti, politico lucano e grande esperto di finanze, ne “Il bilancio dello Stato dal 1862 al 1897” sostenne che l’Italia del Regno delle Due Sicilie portava in dote “minori debiti e più grande ricchezza pubblica”, fino a ricordare che nel primo periodo si ebbe un notevole “esodo di ricchezza dal Sud al Nord”. Ai tempi dell’Unità d’Italia il divario era pressoché inesistente, tanto che la prima grande ondata di emigrazione coinvolse, si, oltre 5 milioni di cittadini italiani, ma provenienti prevalentemente da Veneto, Venezia Giulia e Piemonte. Solo successivamente, una politica sbagliata, ha fatto crollare il nostro povero sud, e la situazione attuale non ha bisogno di ulteriori delucidazioni. La corruzione, la cattiveria, i reati non hanno bandiera. Cari signori del nord, io vi invito al sud, e non solo per i bagni sotto il sol leone, perché il mare è bello. Vi invito al sud, nella terra del grande Raffaele Viviani, del mitico Totò, di Eduardo De Filippo, Roberto Murolo, Torquato Tasso, Massimo Troisi, Salvatore Quasimodo, Alfonso Gatto, Rocco Scotellaro, Leonardo Sciascia, Ignazio Silone, Leonardo Sinisgalli, Elio Vittorini, Giambattista Basile (molti tolti addirittura dai programmi scolastici odierni con la riforma Gelmini, tanto che i nostri giovani alunni non ne conoscono nemmeno i nomi, costretti così ad avere una visione “nordista” già tra i banchi) e potrei continuare all’infinito. Vi invito a venire a casa nostra per mostrarvi la generosità del mio popolo, il sorriso che spunta sui volti dei più disperati. Venite, non solo a vedere in che condizioni lavoriamo e cadiamo, venite a vedere come siamo bravi a rialzarci. Sono campana, la mia terra si chiamava “campania felix” e nulla potrebbe rendermi più orgogliosa dell’essere meridionale, figlia di gente che, dopo tutte le ingiustizie e i soprusi subiti, ha ancora la forza ed il coraggio di alzarsi la mattina e combattere. Da noi si lotta doppio, è vero, e fra tutte le situazioni serie, terribili, spaventose che siamo abituati ad affrontare, non ci fa di certo paura un atto di razzismo. Ciò che ci spaventa è l’ignoranza annidata dietro il vero cancro della società, nato in grembo a coloro che si, sono del nord, ma hanno sangue meridionale nelle vene. Vogliamo accogliere gli stranieri, vogliamo essere aperti mentalmente, combattiamo per i diritti degli omosessuali, ma come possiamo sperare di vincere queste importanti battaglie, se un napoletano a Milano viene ancora ghettizzato, etichettato e allontanato? Il 27 gennaio è “il giorno della memoria”, “per non dimenticare”, ma a cosa serve studiare tetre pagine di storia, che dovrebbero metterci in guardia, se poi non siamo capaci di imparare dai nostri errori? Stop all’ipocrisia e all’ignoranza. Stop al razzismo e alle ingiustizie. Ah, e quasi dimenticavo, signori del Nord, ricordatevi che l’Italia intera è il sud d’Europa perché ogni Paese è il Sud di qualcuno.
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