GIORGIO MONTANARI, POETA ESISTENZIALE

13 August 2018

di Roberto Dall’Acqua
 
Nelle liriche di Giorgio Montanari il tempo e la fragilità umana si rincorrono, vanno a braccetto con gli elementi naturali dell’esistenza: acqua, aria, fuoco e terra. Una poesia dell’anima che - lì - guarda dove brillano colori e ricordi. Memorie di un tempo che da giovani e felici virano - nello spazio di poche righe - all’incerto, al melanconico, al nero.
 
 
”Fragili”
 
Fragili, sono come sabbia in noi:
sfuggono velocemente.
 
Unici, quasi come sole e luna:
mutano inconsciamente.
 
Fragili forme nella mente
compiono rare acrobazie,
sono diverse in ogni istante.
 
Magici lampi di pensieri vivi
brillano interiormente.
 
Tragici tuoni di ricordi cupi
tornano tristemente.
 
Fragili forme nella mente
compiono rare acrobazie
sono diversi in ogni istante,
volando via.
 
L’idea si evolve
crea e distrugge;
nuvole al vento
rincorrono il tempo.
 
 
La natura si fonde con gli istinti umani, primordiale essenza vitale.
È tutta la lirica del poeta emiliano basata su questi elementi naturali che si sposano con il quotidiano, fondendosi in un crogiolo di sensazioni ed emozioni. Allora amore, vita e morte si confondono con il quotidiano, con i pensieri e il vissuto di tutti i giorni.
“Essere nati dalla propria madre ed essere destinati alla propria morte” è - avverte Montanari - l’unica certezza dell’uomo. Lui che, distratto da oggetti materiali, non si accorge - o finge - di questa ultima eventualità chiamata morte. Un destino comune a “7 Miliardi Di Gemelli”, ricorda il poeta, inevitabile.
Talvolta compare, in sogno, una realtà lucida da “sogno” che, però, dopo poche liriche affoga nel consueto, nel comune quotidiano.
 
 
“Ciclicità Della Vita”
 
Inspirare, espirare, inspirare, espirare...
La lancetta completa un altro giro.
La luna si alterna al sole sul palco del cielo.
La polvere si accomoda silenziosa.
Incontrarsi con gli amici nel week end.
 
Gesù parla durante la messa della domenica.
Inghiottire l’ultima pillola di antibiotico.
Le mestruazioni la rendono nervosa.
Brindare al nuovo anno, pur sapendo che ci sarà da soffrire.
Incontrarsi dopo cent’anni.
 
L’infinito in un battito di ciglia.
L’urgenza di adesso.
 
 
In “Finzioni di poesia” di Giorgio Montanari, Bertoni editore, recupera “pagine salvate negli anni, figlie di pensieri fragili, frutto di istanti di ispirazione”. Perché “scrivere è una forma di sensibilità, è un gioco serio, profondo: mostrarsi oltre gli ingranaggi in un imprevedibile equilibrio dove l’innocenza segue l’esperienza.
Allora la vita di ogni giorno ritorna, viva, nei ricordi di bambino.
 
 
“Lo Scrigno Dei Ricordi”
 
Come un lume nella notte
che allieta la mia stanza
sto pensando a quelle volte
in cui volavo con la mente.
Ora ho le ali stanche
perché non sono più bambino
ed il mondo degli adulti
segna adesso il mio destino.
 
Osservo, oggi e ieri, 
la mia vita, il mio passato,
fra progetti
e pensieri.
 
La mia infanzia torna viva
dallo scrigno dei ricordi.
 
 
 
 
 
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