L'eterno durare tra parole e immagini
17 July 2016
di Pina D’Alatri
Nell’elegante e suggestivo scenario di Villa Cianciafara a Messina, è stato presentato il libro fotografico “Storia di un’amicizia” (Postcard, Roma) di Giuseppe Leone, curato da Giuseppe Prode, su testi di Leonardo Sciascia con postfazione di Salvatore Silvano Nigro. Il fotografo ragusano, attraverso la sua fotografia artistica, ha creato un monumento scrittorio, fissando, attraverso scatti memorabili, l’amicizia dei tre più grandi scrittori siciliani dell’ultimo cinquantennio: Leonardo Sciascia, Gesualdo Bufalino, Vincenzo Consolo. Prode ha incrociato Leone in “casa” Sellerio e ha voluto evidenziare gli aspetti umani e professionali che hanno reso grande l’artista, la cui fotografia, divenendo un racconto parallelo, assume funzione comunicativa e si trasforma in fatto. Leone è un narratore “visionario” che ha saputo sapientemente cogliere, attraverso i suoi scatti, il paesaggio, le tradizioni e gli aspetti letterari della Sicilia. Nigro di lui ha scritto che "è un narratore della Sicilia per immagini fotografiche e ha rivelato alla letteratura la Sicilia più vera, quella degli uomini, come quella della vita vissuta e del paesaggio”. Significative a questo proposito, le sedici pagine della “Contea di Modica” di Sciascia, inserite nel libro, a corredo delle fotografie di luoghi che, pur conservando la loro connotazione reale, diventano simboli, icone di un mondo trascorso. La magia dello scatto è, generalmente, vista da Bufalino , come qualcosa che “paralizza il fluire delle forme libere e varie nella corrente del tempo” quasi “un atto di trasgressione e di scandalo”. Diversamente i fotogrammi di Leone, ”strappati al mobile carosello dell’esistente”, riescono a rappresentare” il grande ossimoro geografico e antropologico di lutto e luce che è la Sicilia”. L’occhio di Leone eterna i tre amici, calati nei luoghi dell’anima. Di diversa tempra ma accomunati da un'ammaliatrice “ars scribendi”, da una grande curiosità, da un forte senso di “sicilitudine”, i tre sono riusciti a divenire pietre miliari della letteratura nazionale e per alcuni aspetti anche internazionale. La concettosità barocca di Bufalino, l’approfondita ricerca linguistica e storico-morale di Consolo, il sarcastico disincanto messo in risalto dalla scrittura precisa e intensa di Sciascia hanno consentito loro una collocazione ragguardevole nel mondo dell’arte. Il “ Redde rationem” di “Cere Perse” di Bufalino, nel focalizzare l’importanza della scrittura, suggerisce che lo scrivere alimenta “una credula, spaventata innocente vanità di durare “ e la voglia di “seminare parole per popolare il deserto…vincendo il buco grigio del tempo”. A tale vanità di durare, che diviene una sorta di necessità per poter accettare le ferree leggi della natura umana, rispondono le foto di Leone "quarto di cotanto senno”, in particolar modo quella che fissa i volti dei tre percorsi dal trillo di una risata. La risata liberatoria è un ammiccamento all’osservatore, un suggerimento a percorrere la vita, in modo lieve ma con impegno. Lo scrittore che riveste un ruolo civile e umanitario, può essere paragonato ad un ladro di fuoco che porta all’uomo il segreto della cenere. Tuttavia è fondamentale per la riuscita della rischiosa e ardua impresa, associarsi a compagni di viaggio che abbiano compreso le regole del gioco e sappiano condividerle.
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News » LETTERATURA E LIBRI | Sunday 17 July 2016
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