FRANCESCO LORUSSO, 11 MARZO 1977

11 March 2017

di Mauro Bonafede

L’ 11 marzo 1977 per Bologna è una giornata ancora segnata dal freddo e piovigginosa. La città universitaria, che gravita tra via Zamboni e piazza Verdi, è la stessa dei giorni precedenti, a farla da padrona è la vivacità delle iniziative del “movimento” studentesco agitato tra l’occupazione universitaria in atto e le sedi dei collettivi, tra la raccolta di adesioni alla manifestazione nazionale del giorno dopo indetta a Roma da Lotta Continua e le riunioni di Autonomia Operaia.

               

Alle 10 di quella mattina all’Istituto di Anatomia di via Irnerio 48, è convocata un’assemblea di Comunione e Liberazione alla quale è possibile accedere solo su invito e gli organizzatori, col loro servizio d’ordine, sbarrano la strada a chi del “ movimento” che vorrebbe entrare. Il servizio d’ordine di C.L. non si limita a impedire l’accesso all’assemblea, ma mette in atto una vera e propria aggressione ai danni degli studenti del movimento, che, denunciando poi il fatto alla polizia politica, intervenuta nel frattempo con un cospicuo contingente di forze dell’ordine chiamate dal rettore Carlo Rizzoli, riceveranno in tutta risposta una pesante carica degli agenti con uso massiccio di lacrimogeni. Gli studenti del movimento vengono così costretti a ripiegare nella vicina porta Zamboni per consentire agli studenti di C.L. di lasciare protetti la loro assemblea. La rabbia degli studenti è alle stelle: vengono tentate varie incursioni per rispondere alla provocazione delle forze dell’ordine mentre queste stanno rientrando nelle caserme. All’incrocio tra via Irnerio e via Mascarella, i manifestanti lanciano due bottiglie molotov una delle quali colpisce il telone dell’autocarro guidato dal carabiniere di leva Massimo Tramontani provocando un principio dì incendio subito estinto. Il carabiniere scende veloce e comincia a sparare ad altezza uomo, in direzione dei manifestanti, con la sua Beretta calibro 9, così come aveva fatto prima col suo fucile Winchester secondo quanto testimoniato anche da agenti di polizia. Tramontani rilascia immediatamente agli inquirenti delle dichiarazioni spontanee, ma viene in seguito arrestato, sottoposto a giudizio e prosciolto da ogni accusa perché si ritenne fosse in atto una “sommossa” che legittimava quindi l’uso delle armi come previsto dalla legge Reale approvata nel 1975. Sono le ore 13.00 circa di venerdì 11 marzo: all’altezza del civico n. 37 di via Mascarella cade giustiziato da una pallottola calibro 9 lo studente di medicina Pier Francesco Lorusso di anni 25, militante di Lotta Continua. Avevamo 20 anni nel 1977 e 40 anni dopo non sappiamo ancora chi ha ucciso Francesco: la giustizia italiana ha individuato chi fece fuoco, il carabiniere Tramontani, ma non lo ha ritenuto responsabile perché ha sentenziato che in quella circostanza fu legittimo l’uso delle armi ad altezza d’uomo. Scriverà 38 anni dopo la scrittrice Franca Menneas nel suo libro “ Omicidio Francesco Lorusso. Una storia di giustizia negata”:“Appena la notizia della morte di uno studente si diffonde in città, piazza Verdi inizia a riempirsi di giovani increduli, ragazzi che stentano a capire quel che è successo, che non vogliono realizzare ciò che è accaduto. La loro rabbia esploderà in una rivolta che terrà tutto il centro cittadino sotto assedio per tre giorni e che non avrà paragoni con quanto avvenuto nei mesi precedenti. A decenni di distanza, la ferita inferta da quei fatti è tutt’altro che rimarginata. Il ricordo di quelle giornate è ancora vivo tra i bolognesi e ogni 11 marzo si commemora la morte di Lorusso. È il “passato che non passa” in una città ancora divisa che pare affidare all’oblio l’opera di riconciliazione, di riparazione di quello strappo. Il 1977 è l’anno dell’esplosione di un movimento studentesco che, partendo dalle università, apre una stagione di lotte a cui si uniranno gruppi giovanili di diversa provenienza, soprattutto a Roma e Bologna. L’11 marzo rimarrà impresso nella storia bolognese perché si conterà il primo e unico morto ammazzato durante scontri di piazza in città dalla Liberazione”.
I fori delle pallottole sparati quell’11 marzo ad altezza uomo sono ancora visibili sul muro adiacente via Mascarella 37 dove una lapide ricorda Francesco: “I compagni di FRANCESCO LORUSSO qui assassinato dalla ferocia armata di regime l’11 Marzo 1977 sanno che la sua idea di uguaglianza di libertà di amore sopravvivrà ad ogni crimine. Francesco è vivo e lotta insieme a noi”

                         

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News » STORIA E MEMORIA di Mauro Bonafede - Sede: Nazionale | Saturday 11 March 2017