Quando il concerto dei Duran Duran parlò rosanero...4/1/2021

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Quando il concerto dei Duran Duran parlò rosanero...4/1/2021

di Giovanni Curatola
 

Migliaia di 50enni palermitane, quella sera del 28 maggio 1987 la ricorderanno ancora. Allora spensierate teenagers di sole 13-17 primavere, assistettero a quello che, con più o meno isteria e coinvolgimento da parte della cittadinanza, fu ed è rimasto un avvenimento musicale comunque storico per una città, come la nostra, “non abituata a ricevere per prima qualcosa” (Repubblica, 29 maggio 1987). E invece, almeno quel giorno, Palermo “qualcosa” prima di altri la ricevette: un concerto dei Duran Duran, il primo di un trionfale tour estivo che il trio di Birmingham volle iniziare proprio dallo stadio della Favorita di Palermo. O, per meglio dire, che accettò di buon grado di iniziare dal capoluogo siciliano.

Palermo in quei mesi era infatti in cerca di forte riscatto sociale. Oltre a non avere più la sua squadra di calcio (radiati l’anno prima dal panorama calcistico nazionale, i colori rosanero torneranno in auge dall’estate 1987 con una nuova società), la città era sulle cronache più per temi legati alla criminalità organizzata (il maxi-processo alla mafia era iniziato l’anno prima) che per altri più edificanti. Un evento di grande impatto mediatico, come diremmo oggi, era ciò di cui la città necessitava. Ed ecco un doppio colpo canoro, per soddisfare i gruppi di generazioni differenti: Duran Duran a maggio per i giovani, Frank Sinatra a giugno per i più adulti. Entrambi i concerti, alla Favorita. In mezzo a tanta euforia che, specie fra le ragazzine, scatenò il primo evento, non mancarono ovviamente le polemiche. Sia sulla sua strumentalizzazione politica (erano prossime le elezioni amministrative e si era già in clima di pre-campagna elettorale) che per la spesa di 200 milioni (di lire d’allora) stanziata dal sindaco Orlando per l’allestimento di 2 maxi-schermi in città che trasmettessero in diretta il concerto. Inutile rammentare che i 28.000 biglietti (tanti ne furono messi in vendita, al costo di 22.000 lire, 25 euro d’oggi prevendita inclusa) andarono a ruba in un baleno, e alle giovanissime e scatenatissime fans rimaste senza, non restò che assediare l’hotel delle Palme di via Roma, dove alloggiavano i loro tre beniamini. Perché dire Duran Duran a quei tempi era un po' come dire Beatles negli anni ’60: idoli da venerare tappezzati in stanza, eccitazione a mille ai concerti.

E io di quel concerto ricordo ben poco. Non per difetto di memoria, ma semplicemente perché… non c’ero. Conoscevo i Duran Duran come potevo conoscere (e anche un po' meno) Madonna, Rick Astley e le altre star di quegli anni. “Notorius”, “Wild Boys”, “The reflex” e “Save a prayer” (la mia preferita, o meglio l’unica che mi piaceva veramente) erano le loro canzoni più famose, sparate a tutte le ore nelle radio e legate alle feste del sabato sera coi compagnetti di ginnasio. Ma dal fanatismo che contagiò pure miei diversi coetanei maschi, ne restai comunque fuori. Da profondo appassionato pallonaro, ricordo invece il primo scudetto del Napoli qualche giorno prima di quel concerto e la finale di Coppa Campioni giusto la sera precedente. Tifavo per i tedeschi del Bayern, che dopo essere passati in vantaggio si arresero per 2-1 al Porto con un gol subìto di tacco nel finale.

Il concerto, ripeto, mi investii di striscio. Ne sentii inevitabilmente in sottofondo qualche sprazzo da casa (abitavo a poco più di un chilometro dallo stadio), ma restai favorevolmente stupito nell’apprendere il giorno dopo da giornali e tv che Simon le Bon (la voce del gruppo, il più idolatrato dei 3 dalle ragazzine) aveva fatto la sua comparsa sul palco sventolando un grande drappo rosanero. Se gli altri 2 (John Taylor, bassista e chitarrista, e Nick Rhodes, tastierista) avevano fatto lo stesso non era dato sapere, né ragionai al momento su quanto di pubblicitario (o di ruffiano) ci fosse in quel gesto. Lo volli considerare interamente spontaneo e sentito, e come tale lo apprezzai. In attesa di riversare di lì a qualche mese sulla squadra rosanero appena rinata, sullo stesso prato verde del concerto, più o meno quella stessa passione che la mia compagna di classe Antonella B. (scappata da casa e da scuola il giorno del concerto, per potervi assistere nonostante il divieto dei genitori) metteva sul suo idolo Simon le Bon.

 
 
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