Banane e altre follie da stanchezza
29 September 2025
C’è sempre quel momento, di solito tra la terza e la quarta ora di una riunione che poteva essere tranquillamente una mail, o verso la fine di una maratona di studio caffeinomane, in cui succede l’imprevedibile.
Qualcuno butta lì la parola “banana” fuori contesto, e all’improvviso esplode una risata incontrollabile, di quelle che ti fanno piegare in due, lacrimare e perdere ogni parvenza di credibilità.
Perché succede? Perché quando siamo stanchi, anche la più banale delle sciocchezze diventa irresistibilmente comica, catapultandoci dritti ai banchi della quarta elementare.
Il cervello con i tacchi bassi
Normalmente la nostra mente funziona come un filtro chic ed elegante: seleziona le battute, scarta quelle scadenti, approva solo l’umorismo di qualità. È la nostra corteccia prefrontale, il buttafuori in giacca e cravatta che decide cosa entra e cosa resta fuori dal club delle risate.
Peccato che, con l’arrivo della stanchezza, questo bodyguard interiore molli la presa. Gli inibitori crollano, il filtro si intasa e qualsiasi sciocchezza passa indisturbata. Risultato? Una risata che parte senza preavviso, spesso su cose talmente assurde che la mattina dopo non ricordiamo nemmeno perché.
La scienza dietro la risata (sì, esiste)
Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Neuroscience, la fatica riduce l’attività della corteccia prefrontale, ovvero la zona deputata al controllo razionale. Con meno freni, il cervello diventa un palcoscenico aperto all’improvvisazione.
Nel frattempo, il sistema limbico, responsabile delle emozioni, va in modalità “after party” e amplifica tutto ciò che stimola gioia, sorpresa o puro nonsense.
Un’altra ricerca dell’Università del New Mexico conferma che la deprivazione di sonno non solo ci rende più vulnerabili all’umorismo, ma riduce pure la capacità di giudicare cosa sia “appropriato”. Tradotto: alle tre di notte il tuo cervello non è un critico severo, ma un pubblico ubriaco a un comedy club: ridi di tutto.
L’amore al tempo delle occhiaie
Ecco perché condividere una risata notturna, di quelle che nascono dal nulla, che ti lasciano senza fiato e con le guance indolenzite, è molto più che divertente: è intimità pura.
Perché ridere insieme quando si è stanchi significa dire: “siamo sulla stessa lunghezza d’onda, nello stesso cortocircuito cerebrale”. È lì che l’umorismo diventa complicità, e la complicità… beh, fa innamorare.
Non è il mondo a essere più divertente quando sei esausta. È il tuo cervello che, sfinito, apre la porta all’assurdo.
E forse è proprio in quelle ore piccole, quando ti pieghi in due dal ridere per una battuta senza senso, che scopri una verità semplice: la stanchezza ci rende vulnerabili, l’umorismo ci rende umani, e ridere insieme ci rende un po’ innamorati.
di Giorgia Pellegrini
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