Il ministro LOLLOBRIGIDA e la sindrome del dottor STRANAMORE

26 April 2023

di Totò Mazza

Non credo molto nella psicoanalisi; e tuttavia la <<sostituzione etnica>> (<<voce dal sen fuggita>>), citata e paventata dal ministro Lollobrigida, pare proprio essere un classico caso di “lapsus freudiano”.

Come il leggendario dottor Stranamore – lo scienziato nazista passato agli americani, impareggiabilmente interpretato da Peter Sellers nell’omonimo film di Stanley Kubrick – che, benché immobilizzato su una sedia a rotelle, nel bel mezzo delle proprie “dissertazioni strategiche” non riusciva a controllare il braccio destro, scattante come un coltello a serramanico in compulsivi e ripetuti saluti nazisti (con tanto di <<heil Hitler>>), il nostro buon ministro Lollobrigida non riesce parimenti a “contenere” le sue ubbie più impellenti e pressanti, dando la stura – senza rendersene troppo conto – ad un inconscio in cui tumultuano contenuti (mai del tutto rimossi) che paiono proprio provenire direttamente dalle sgradevoli atmosfere “canterine” di <<Faccetta nera>>.

Non temo – sinceramente – che tutto ciò preluda ad un ritorno del Fascismo o ad un fattivo rischio di restringimento delle libertà e dei diritti individuali e collettivi (che in Italia – non lo si dimentichi mai – sono stati riconquistati proprio con la cruenta lotta contro il regime fascista che li aveva cancellati); ritengo piuttosto che si tratti solo d’una grossolana “castroneria”, in grado però di rivelare l’effettivo “humus culturale” in cui la destra italiana (tutta intera) sguazza, senza significative prese di coscienza, dall’epoca “ruggente” del ventennio.

In barba a tutte le acquisizioni di carattere biologico ed evoluzionistico (la cui conoscenza presupporrebbe un certo livello culturale, del quale l’intera classe dirigente italiana – di destra e non – è alquanto deficitaria), che hanno inoppugnabilmente dimostrato come lo Homo Sapiens sia giunto dall’Africa alcune decine di migliaia di anni fa (quando era di pelle nera esattamente come gran parte dei disgraziati costretti ad emigrare oggigiorno), si continuano a fare “incontrollate” dissertazioni di carattere etnico (anzi, razziale), degne più de La difesa della razza (l’ignobile pubblicazione dell’epoca fascista diretta dal fanatico Interlandi) che di un razionale e consapevole approccio al tragico problema delle migrazioni.

A meno che Lollobrigida non ritenga erroneamente che tutti noi “bianchi” siamo esclusivi discendenti dei Neanderthal (autoctoni euroasiatici che furono realmente sostituiti dai Sapiens, dalla razza umana alla quale ogni uomo attuale effettivamente appartiene), agitare lo spauracchio dell’invasione etnico-razziale attiene maggiormente alla sfera dell’incontinenza verbale di matrice inconscia (e quindi necessitante di un intervento psicoanalitico) che a quella di una lucida e corretta analisi dello “stato delle cose”.

Con buona pace del ministro Lollobrigida, il problema della denatalità italiana (sempre ammesso che sia un reale problema, visto e considerato che l’attuale disastro climatico-ambientale è proprio frutto della pressione antropica e quindi della crescente sovrappopolazione planetaria) non si risolve alimentando il timore della sostituzione etnico-razziale” né tanto meno – mi permetto di aggiungere – proponendo “genialate” quale quella dell’azzeramento delle tasse a chi fa almeno due figli (“lungimirante sparata” del leghista Giorgetti, che pare preludere a un ritorno, non meno fascista, a una qualche “tassa sul celibato”), ma piuttosto accettando l’inevitabile inserimento di forze, fresche e nuove, provenienti dai cosiddetti paesi del terzo mondo o sottosviluppati che dir si voglia.

Non c’è da difendere – come argomentava il delirante filosofo fascista Julius Evola – una presunta purezza ario-romana (inesistente, come insegna la biologia, in considerazione dei tanti popoli che, durante i millenni, hanno fatto scorribande o si sono insediati nella nostra penisola, dai fenici ai greci, dai goti agli unni ed ai longobardi, dagli arabi ai normanni ed agli svevi, dagli spagnoli ai francesi ed ai lanzichenecchi, dagli austroungarici fino ai tedeschi, ai goumiers nordafricani ed ai cosacchi nel corso dell’ultimo conflitto mondiale), quanto piuttosto da salvaguardare e tradurre ai posteri (a prescindere dal colore della pelle e dai caratteri somatici) uno sterminato e impareggiabile patrimonio culturale, quale quello della nostra splendida penisola; pertanto, anziché alzare barriere – che a poco servono, come insegna la storia –, si proceda viceversa nella direzione di un inserimento ben organizzato e congruamente gestito degli emigranti, e si metta in atto un’appropriata ed auspicabile italianizzazione dei loro figli. E’ questo ciò che dei capaci e valenti amministratori dello stato devono fare; è questa la vera “continuità” che va garantita e mantenuta per preservare la migliore “italianità”.

L’armamentario fascista – dagli slogan compulsivi ai saluti romani fuori controllo ed ai busti di Mussolini più o meno malcelati – sarebbe il caso di “elaborarlo” e consegnarlo alla storia una volta e per tutte; anche per evitare situazioni imbarazzanti e caricaturali che attengono più alla farsa e alla commedia che ad un dibattito politico che abbia almeno un minimo di spessore.

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News » DIBATTITI E OPINIONI - Sede: Nazionale | Wednesday 26 April 2023