ANGELO DI DIO
12 March 2017
di Giulia Guarnaccia
Ogni giorno era un buongiorno straordinario, bastava che entrasse in una stanza, prima grigia, per inondarla di accecante luce: era il suo sorriso.
Era sempre stato così, fino a che tutto fu tenebre!
È una notte buia, fredda e piovosa, in casa Emiliani tutti dormono, solo Angelo è ancora sveglio.
Il suo cuore è ballerino stanotte, non riesce a prendere sonno, è molto stanco, provato, la sua vita è stata un via vai di lotte, forti emozioni, dolorose situazioni e adesso il suo cuore è stanco.
Angelo Emiliani nasce nel lontano 1930, in una borgata di Roma povera, ma la cui gente era unita da una solidale fiducia e amicizia reciproca, ci si aiutava a vicenda; gente di umili origini, vestita con indumenti a volte improvvisati.
Ci si riuniva tutti la domenica portando ognuno quel po' che poteva, magari una semplice frittata, ciò che contava era il bello di stare insieme; si scherzava, si giocava a carte, le donne si confidavano tra loro ridendo e a volte, piangendo per le vicissitudini della vita.
I bambini correvano qua e là saltando come canguri impazziti, sembravano vestiti d'arcobaleno, i loro sorrisi echeggiavano e rallegravano quei giorni oramai lontani.
Angelo era un bimbo un po' solitario, timido, il suo unico amico era Mario, il figlio della Sora Lella che abitava proprio a fianco alla sua modesta casa.
Era un fabbricato basso, un piccolo bagno ed una sola stanza per tutti, neanche tanto grande, con un tavolo, tre sedie ed una credenzina lilla, un lettone per mamma Rosa e papà Ezio e ai piedi un lettino per Angelo; una corda sospesa da muro a muro, fungeva da armadio, dove mamma Rosa appendeva i pochi vestiti che possedevano, avevano un solo cambio ciascuno e un solo paio di scarpe e quelle di papà Ezio, si erano da tempo bucate e doveva metterle comunque.
Papà Ezio lavorava la terra, in campagna, in una masseria distante pochi chilometri.
Tutte le mattine si alzava alle 5:00, andava a piedi, portando una sacca con dentro un pane tondo, del formaggio e una bottiglia d'acqua.
Al suo rientro, la sera, non riusciva neanche a spiccicare parola, si dava una sciacquata nella tinozza fuori, con acqua talmente fredda che gli si coloriva di rosso tutto il viso, contratto in una smorfia tutt'altro che piacevole.
Mamma Rosa era una donna minuta, di carnagione chiara, con una lunga chioma rossa che teneva intrecciata per sentirsi più a suo agio nell'affaccendarsi nei mestieri di casa.
Angelo era cresciuto così, gente umile ma vera.
Alla tenera età di 5 anni gli accade un fatto straordinario, fuori dal comune che lo cambiò per sempre:
Era il mese di giugno e lui giocava nel cortile fuori casa, un pomeriggio molto caldo, stare a casa era proprio impossibile, gli sembrava un forno pronto per infornarci il pane.
Ad un tratto, sentì mamma Rosa gridare e corse verso a casa.
Arrivato sulla porta, la trovò aperta, mamma Rosa chinata sul letto matrimoniale piangeva e si lamentava battendosi il petto: suo padre vi era disteso, immobile, lordo di sangue, una smorfia di dolore gli serrava le labbra e quegli occhi chiusi, non lasciavano presagire nulla di buono
"Mamma, mamma… Cos’ha papà?"
chiese con voce fievole e con tono pauroso, a sua madre.
Mamma Rosa si girò, lo guardò e rimase in silenzio, con gli occhi rossi pieni di pianto.
Angelo andò lentamente vicino al letto, gli tremavano le gambe, aveva tanta paura dentro di sé
"Angelo…
Angelo mio, papà ci ha lasciati soli...
È volato in cielo!"
mamma Rosa singhiozzando, lo tirò a sé e lo strinse forte al petto, piangendo silenziosamente.
La notte di quello sfortunato giorno, Angelo andò a dormire dalla Sora Lella.
Si girava e rigirava nel piccolo letto, non riusciva a chiudere gli occhi che vedeva il viso di papà Ezio. Era come se fosse lì con lui e si sentiva molto agitato, non riusciva ancora a credere che suo padre oramai non c'era più.
Era quasi mezzanotte, Angelo fissava il tetto con gli occhi sgranati e bagnati di pianto, ad un tratto tutto intorno a lui, divenne luce.
Era come se fosse sospeso su di una nuvola e non capiva cosa stesse succedendo, ma, stranamente, tutto questo non lo spaventava.
Si sentiva rapito da quella luce immensa, soffusa che lo distolse da ogni altro pensiero.
La fissava come se aspettasse qualcosa e da quella luce vide una forma umana che si staccava e lentamente si avvicinava a lui.
Ora questa figura gli era davanti.
Da subito, non riuscì a vedere bene chi fosse, emanava troppa luce, poi, pian piano, la luce si affievolì e poté concretizzare che davanti a sé c'era lui: suo padre.
La sua anima non poteva ancora lasciarlo, doveva ancora dirgli tante cose...
Ciò che si dissero quella notte, tutt'ora è un mistero, poiché gli fu chiesto di non parlarne mai con nessuno, neanche con la madre.
Da quella notte, Angelo divenne un bimbo speciale.
Aveva il dono di guarire con le mani da ogni malattia e questo, nel tempo, gli fece attribuire il nominativo di "ANGELO DELLA MISERICORDIA".
Crescendo, il suo dono cresceva con lui e non si contano i casi di guarigione inspiegabile da ogni forma di malattia conosciuta e non; la gente veniva da ogni dove per farsi toccare dalle sue mani sante e lui non aveva mai preteso nessuna ricompensa, in cambio gli bastava un sorriso ed un Grazie, sapere che era stato d'aiuto lo faceva stare bene.
Angelo all'età di 20anni andò fuori paese, per vivere lavorava la terra.
Sua madre, vedova, non aveva avuto i mezzi economici per farlo studiare e a lui questo non pesava tanto.
Era un tipo sveglio e caratterialmente calmo, amante delle cose semplici, ma molto selettivo negli affetti, infatti non si relazionava con chiunque e l'amore ancora non aveva bussato alla porta del suo cuore.
Un pomeriggio di un luglio molto caldo e afoso, Angelo, di ritorno dal vigneto in cui lavorava col suo carretto un po' malridotto, fu' forzato a sostare in un casale di strada, poiché una ruota sembrava staccarsi e ciò poteva essere al quanto pericoloso.
"C'è nessuno?
Ho bisogno d’aiuto!!"
Angelo vicino al cancello di ferro, color verdastro, parlava a voce alta, cercando di attirare l'attenzione del proprietario, affinché gli venisse ad aprire.
Tutt'intorno era di una bellezza particolare: una vasta vallata verdeggiante, colma di alberi da frutto, fiori variopinti coloravano il paesaggio e profumavano l'aria rendendo il tutto talmente sublime che sembrava d'immergersi dentro un quadro d'autore.
Il suo sguardo per un po’, ne venne rapito.
Angelo era un ragazzo di statura alta, spalle larghe, capelli castani ed occhi nocciola che davano un po' sul verde chiaro, aveva preso i colori di mamma e papà, nel complesso, per quegli anni, era un ragazzo che non passava di certo inosservato.
Dalla porta del casale uscì una figura di donna: era una ragazza giovane, doveva essere la figlia del padrone di casa, sicuramente il padre era ancora a lavorare nei campi. Più si avvicinava a lui e più Angelo non riusciva a distogliere i suoi occhi da lei.
Era arrivata dietro il cancello, il suo nome era Lina una ragazza di media statura, minuta, carnagione chiarissima, occhi celesti e una lunga chioma bionda che le incorniciava un viso dai lineamenti di una bellezza molto rara.
Si guardarono a vicenda, senza parlare.
Quello fu sicuramente un incontro fuori dal comune, un incontro di anime gemelle.
Fu ‘amore a prima vista’, un amore che li accompagnò per tutta la vita, fino alla loro ultima notte insieme.
Dopo poco tempo si sposarono, dalla loro unione vennero al mondo 2 gemelli: Ezio e Antonio.
La loro, fu una vita modesta e parecchio faticosa, lavorando la terra per crescere e far studiare i figli, Angelo voleva dargli un futuro diverso, più tranquillo del suo.
Lui, intanto, continuava ad elargire bene con le sue mani sante: si racconta che un uomo, malato terminale al quale non avevano dato che solo pochi giorni di vita, grazie al tocco delle sue mani benedette guarì miracolosamente all'istante!!
I suoi figli crebbero in salute e non solo: Ezio ora è un avvocato stimato ed Antonio è un architetto molto ricercato, devono molto al padre, lui è stato sempre un buono e presente con loro e sicuramente non potranno mai dimenticarlo.
Adesso Angelo è arrivato alla veneranda età di 87 anni.
Nella sua vita non ha mai avuto grossi problemi di salute, solo qualche acciacco qua e là e un po’ di pressione alta, nulla di allarmante. Ha una casa propria con annesso un piccolo vigneto che ha comprato col sudore della sua fronte e fatto parecchi sacrifici in vita sua, insieme alla sua adorata moglie.
Sono stati sempre molto uniti in tutto, anche se qualche battibecco per i figli a volte c'era stato; ora Angelo non lavora più, ma fino a qualche annetto fa era sempre nel suo vigneto, amava la sua terra. Era stato sempre un tipo positivo e solare, dove entrava lui col suo sorriso portava una serenità fuori dal comune.
Ma…
In questa notte buia e fredda come il peso dei suoi 87 anni, Angelo è stanco, il suo cuore batte più lentamente, è come se non ce la faccia più ad andare avanti.
Lui guarda la sua Lina, è lì, nel letto che dorme, accanto a lui.
Gli occhi gli si riempiono di lacrime, sente che è la sua ultima notte in questa vita, i suoi ultimi istanti vicino al suo unico grande amore…
Mentre Lina dorme, le sussurra, piangendo silenziosamente, le sue ultime parole d'amore
"Amore mio, mi piange il cuore...
Ma devo andare…
Ti aspetterò lì, vicino a Dio e non ci dovremo mai più lasciare…”
Angelo vede di nuovo quella luce, la stessa luce che aveva visto a 5 anni la notte che morì suo padre Ezio.
Ecco, sente una fitta forte al cuore.
Ora Angelo è in cielo, è venuto suo padre a prenderlo e gli stringe la mano.
È tornato bambino, è felice di andare con il suo amato papà
"Mamma Rosa ti aspetta…
Andiamo figlio mio, ti abbiamo aspettato tanto.”.
Fu una notte buia, fredda, le tenebre quella notte avvolsero la casa di Angelo e Lina.
Lei, al suo risveglio il mattino dopo, lo trova ancora caldo, con gli occhi chiusi, le labbra come se stesse sorridendo, sembra dormire...
Ma il suo Angelo, adesso, ha messo le ali ed è volato in cielo...
Sulla sua lapide sta’ scritto:
‘ Qui giacciono le spoglie mortali di un Angelo
Un Angelo misericordioso
che in vita fece a tutti del bene
e che adesso è tornato in cielo…
con le sue ali ’.
MOZZICHICCHIO: https://www.youtube.com/user/MOZZICHICCHIO
ArtPoetry Collaborazioni: https://www.youtube.com/channel/UC-YDkel6teplLgPVhsxS_4g
© RIPRODUZIONE RISERVATA copyright www.ilgiornaledelricordo.it
News » Il racconto della Domenica | Sunday 12 March 2017
Ultimi diari
- Addio a Mario Tessuto, “Lisa dagli occhi blu” 07/12/2024 | Ricordo dei defunti
- Arte della Lana, al castello Borromeo 26/11/2024 | Eventi
- Celentano-Mogol, il verde che non c’è più 23/11/2024 | La Storia racconta di Giovanni Curatola
- Chiese vuote, perché? 16/11/2024 | Le fedi religiose: racconti, ricordi, riflessioni
- “Dov’è morte il tuo pungiglione" a Lentate 29/10/2024 | AdArte di Gaia Dallera Ferrario
- Han Kang, la prima volta della Corea 16/10/2024 | Incontri con gli autori
Notizie in evidenza
- Kraftwerk, al Teatro Antico di Taormina 08/12/2024 | DISCHI VOLANTI, MUSICA IN RETE
- Eugenio Borgna, psichiatra dell’anima 07/12/2024 | LE ANIME BELLE
- Interazione digitale, comunicare oggi 07/12/2024 | TECNICA E TECNOLOGIA
- Olly, “TUTTA VITA Tour” 07/12/2024 | APPUNTAMENTI TRA LE NOTE
- Mimì Caruso, trionfa a XFactor 06/12/2024 | APPUNTAMENTI TRA LE NOTE
- Creta, nulla è “Irreparabile” 06/12/2024 | DISCHI VOLANTI, MUSICA IN RETE