Fabio Baronti: storie di emozioni
05 May 2019
di Roberto Dall’Acqua
Lo scrittore Fabio Baronti ha concesso a www.ilgiornaledelricordo.it un’intervista sagace da cui trarre sapidi insegnamenti.
- Chi è Fabio Baronti?
Fabio Baronti è un figlio (forse un po' nostalgico) degli anni ottanta. Fabio lavora in banca da diversi anni e lavorare in un ambito così lontano dalla letteratura in realtà mi ha avvicinato parecchio alla scrittura, perché le persone che incontro nel quotidiano mi raccontano spesso le loro vite e in queste vite ho capito che ci sono parecchie storie, come nei libri.
- È difficile essere uomo oggi nell’era dei social?
Mah, non direi. Non mi piace demonizzare i social. E non credo che essi rappresentino ostacoli, anzi. Spesso favoriscono le relazioni, i contatti. E’ anche vero che qualcuno usa i social come “sfogatoio”. Io per esempio utilizzo molto Facebook, lo uso come fosse un diario. Scrivo molti racconti sulla mia pagina e su “Poesia Nuova”, che gestisco direttamente da diversi anni.
Personalmente peso ogni like che metto, generalmente condivido pochi post di altri, non parlo di politica mai in maniera diretta, non posto foto di cibo perché sono cresciuto in una famiglia che a fatica si poteva permettere una pizza. Credo che i social siano un po' come uno specchio: riflettono i nostri comportamenti, ti ritornano quello che tu ci metti dentro. Siamo noi i responsabili di quello che postiamo nei social e il modo in cui li utilizziamo.
- Le tue poesie, i tuoi racconti brevi, ora il romanzo. Qual è il tuo stile? Da chi o da che cosa trai ispirazione?
Mi piace scrivere di storie che siano in grado di suscitare emozioni. Situazioni che più o meno tutti una volta nella vita abbiamo vissuto, ricordi. Nei miei racconti c’è quasi sempre una colonna sonora, profumi, oggetti-simbolo. Credo sia fondamentale arrivare al lettore più attraverso le emozioni che attraverso la forma; gli arzigogoli letterari non fanno per me.
Traggo ispirazione in parte dal mio vissuto, in parte dalle storie che sento attraverso le persone che incontro. Ma anche un autobus o un treno sono ricettacoli di tantissime storie...
- Ti piace leggere su carta? Cosa ti da leggere tastando il fruscio della carta?
Leggere su carta per me è fondamentale. La mia casa è sommersa di libri, forse è giunta l'ora di comprare una libreria nuova. Anni fa mi regalarono un bellissimo reader di e-book che ho usato per un mese e ora è finito nel dimenticatoio. Mentre lo usavo, pur essendo comodo, mi mancava sfogliare il libro, odorarne le pagine, perdermi dentro esse, nella copertina. Leggere tastando il fruscio della carta quindi mi riporta al passato, a quella meraviglia delle prime letture da bambino.
- Il tuo scrittore-mito?
Non ne ho uno in particolare. Potrei dire il Manzoni perché è stato il primo amore. Mi innamorai da bambino de “I promessi sposi” alla follia. Ma leggo di tutto in realtà.
- Il tuo rapporto con le grandi città, su tutte Milano e Roma: non le trovi più frizzanti dal punto di vista culturale e professionale?
Ultimamente sono spesso a Milano per lavoro, Roma l’ho visitata solamente da turista. Entrambe sono città meravigliose, soprattutto culturalmente sono in grado di offrire molte opportunità e questo lo si percepisce. A me piace veramente molto Milano, ogni volta che vado devo fare una puntata in piazza Duomo, c’è qualcosa lì in grado di ammaliarmi sempre. Adoro spostarmi rapidamente in metro, farmi travolgere dal caos e dai suoni della metropoli. Credo che la cultura la respiri quanto la fai vivere, nella misura in cui te la fanno vivere attraverso eventi, mostre, concerti, incontri. Se non è così, la cultura rimane come una bella donna che sai che c’è, vorresti conquistare, ma non hai la possibilità di farlo.
- Cosa ne pensi delle presentazioni dei libri e dei firma-copie?
Per quanto riguarda le presentazioni credo che siano occasioni preziose per incontrare da vicino parecchie persone che sono lì perché evidentemente interessate a te e a quello che hai scritto. E’ il momento in cui tu scrittore ti metti a nudo e se non lo fai te lo fanno fare. E' questo il bello. Sono importanti momenti di aggregazione, di dialogo, di ascolto.
Personalmente ho trovato stupendo parlare di una cosa mia, che ho scritto io quindi, davanti a parecchia gente durante le numerose presentazioni fatte fino ad ora con il mio libro d'esordio "Insegnaci come si vola". Ho notato spesso la gente emozionarsi, sgranare gli occhi, sorridere divertita. Mi sorprende sempre sapere che ciò che ho scritto possa avere diverse chiavi di lettura, differenti punti di vista. Mi piace l’effetto spiazzante delle domande che mi pongono ogni volta. I firma-copie invece, intesi solamente come eventi fine a se stessi, in ambito letterario francamente fatico a comprenderli.
- La memoria, il ricordo, che spazio ha nella tua vita?
Direi fondamentale, totalizzante. Sai, senza memoria, senza ricordo, credo che tutto avrebbe un senso diverso, o non lo avrebbe. Sarebbe tutto più insipido. La memoria mi fa spesso capire da dove vengo, mi ancora saldamente a terra e mi aiuta nei momenti di difficoltà.
- Fabio Baronti: obiettivi futuri?
Mah... direi arrivare attraverso la scrittura a un numero sempre maggiore di persone. Magari con un altro libro... Sono un accumulatore seriale di sogni e ho il grande vizio di non accontentarmi mai.
www.edizionilagru.com/62-fabio-baronti
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News » Il racconto della Domenica | Sunday 05 May 2019
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