"Sicilitudine"
03 June 2016
di Pina D'Alatri
Un paese di mare , una storia piena di" suspense", un groviglio di sentimenti, una pletora di personaggi che si affollano sulla scena: sono gli ingredienti, ben miscelati, dell'ultimo romanzo di Domenico Cacopardo "Semplici questioni d'onore" (2016, Venezia Marsilio Editori,pg.305).Tino, un giovane siciliano, nell'arco di una notte, vede stravolgersi la sua vita e prova un senso di inettitudine poiché non è in grado di comprendere ciò che gli sta accadendo ma , soprattutto, non sa reagire. Egli condanna la sua pusillanimità ma non riesce a combatterla. Tuttavia, man mano che s’infittiranno gli eventi, il giovane maturerà una visione sempre più chiara delle cose e sarà in grado di partecipare a un gioco più grande di lui. Il romanzo copre un periodo di circa settant'anni con l'utilizzo sapiente di tecniche di regressione e di prolessi che contribuiscono a dare vivacità al ritmo della narrazione, tenendo sempre desta l'attenzione del lettore, teso a ritrovare la risoluzione di un ingarbugliato caso giudiziario. Man mano si farà strada una verità molto amara che non riguarda il singolo ma l'intera società siciliana. Le indagini del protagonista che non saranno mai acclarate pubblicamente, lo porteranno indietro nel tempo, all'occupazione americana in Sicilia e al ruolo della mafia per poi condurlo ,nei tempi attuali, all'inequivocabile scoperta sia dell'ingerenza di quest’ultima negli appalti pubblici sia della protezione goduta negli ambienti politici locali e nazionali. La considerazione più amara è che il cancro mafioso alligna anche dentro le persone più care e può contagiare chiunque, anche lo stesso protagonista. Chi combatte la mafia è spesso isolato dal tessuto civile, sociale e politico perché essa è dentro il sistema: le soluzioni per i non collusi sono due: opporsi e fare gli eroi oppure andar via, lasciando ciò che a loro è più caro. L’opera che non è etichettabile come un giallo, può essere interpretata come un romanzo di formazione non solo del protagonista ma anche di molti personaggi che animano la vicenda. In una terra dalle stridenti contraddizioni, dove il bene e il male hanno una linea di demarcazione appena percettibile, la ricerca di una qualsiasi verità diventa impresa ardua e spesso vana. La regola del silenzio è quella dominante, a questa si attiene Tino nel nascondere la verità sulla sua nascita e sull’identità del padre, a questa si attengono lo zio Basilio, la zia Antonia e il caro Demetrio. Tuttavia nello svolgimento della narrazione le cose cambiano, Tino si rende conto che non si può rimanere in un luogo seppur amato, se vengono meno le regole del rispetto, dell’onestà e della convivenza civile, il suo alter ego Demetrio capisce, invece, che deve rompere il silenzio e finalmente parlare per avvalorare un codice comportamentale. Cresce nella consapevolezza Tino, ormai anziano quando lascia l’isola, definitivamente assorbendo lo smacco di un’irreversibile sconfitta; cresce Demetrio nella consapevolezza che il male è inestirpabile, perché sostenuto dalla debolezza dell’onesto. Amara ma liberatoria è la decisione di Tino che, allontanandosi dalla Sicilia, considera: " E' finita. Sono libero. Posso morire tranquillamente: ho divorziato dalla mia terra e da coloro che l'hanno resa così com'è. Mi metto a cantare a squarciagola. La canzone è "Volare". Le poche strofe che so".
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News » LETTERATURA E LIBRI | Friday 03 June 2016
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