Estate: paguri, secchiello e primi amori
20 August 2016
di Irene Teyxeira
Estate: da aestas -atis, connesso con aestus ‘calore'. Etimologia di una parola che evoca: immagini di relax, vacanze in località balneari o montane, nostrane o esotiche. Associazioni di idee. Compiendo un rapido viaggio a ritroso nel tempo, a partire dall'infanzia: profumo di crema abbronzante, sole da prendere sugli scogli, secchielli da riempire d'acqua marina, ricci e paguri, palette, castelli di sabbia. La casa al mare con la nonna che, se pulivamo il giardino dalle erbacce, a noi nipoti dava i soldi per comprare i gelati. Cremino, Cono Palla o Zaccaria? Le passeggiate in bicicletta, i salvagenti, i braccioli, le prime nuotate da sola. Il vicino con la gatta di nome “Cocca” e i suoi gattini, la vicina, molto più grande di noi, che ci faceva sorridere, sempre solare, col suo modo di fare buffo. Amava recitare e, a me piccina, sembrava davvero altissima. La zia del Nord, innamorata della tintarella, che, in spiaggia, si metteva sotto l'ombrellone quando pioveva, nell'attesa che sorgesse di nuovo il sole: era capace di aspettare per ore, con ostinazione. I suoi aneddoti e le sue storielle sconclusionate, il pranzo al sacco da portare in spiaggia: panini con maionese, prosciutto cotto, pomodoro e una foglia di lattuga oppure focacce liguri piene d'olio. Poi, nel pomeriggio, per l'ora di merenda, in pasticceria era un tripudio di babà al rum, di cannoli alla crema. Ma non era finita qui: la sera, tappa fissa alla Gelateria Duemila, dopo la passeggiata di rito al lungomare e come premio (ufficialmente solo per i più bravi, in realtà per tutti) un cono gigantesco con panna. Poi, l'adolescenza, le grandi compagnie. Gli appuntamenti, ogni sera, ai cannoni, davanti al Porticciolo. I primi amori: in due abbracciati su uno scoglio a guardare il mare o passeggiando per strada, mano nella mano. I saluti, a fine stagione, prima della partenza, con la tristezza nel cuore e la speranza di incontrarsi di nuovo l'anno successivo. «Mi scriverai?». «Ti scriverò.». Infine, intorno ai miei vent'anni, la decisione di genitori e zii di vendere quella casa dove puntualmente trascorrevamo le vacanze: le amicizie locali che si dissolvono rimanendo bei ricordi, gli incontri con zii e cugini lontani che si diradano, le ferie da sola in giro prima per l'Italia e poi, talvolta, anche per l'Europa. Città d'arte, località turistiche, attese agli aeroporti, alle stazioni, distanze da coprire. Gli anni passano, cambia la vita, arrivano le primissime responsabilità. Estate non più tempo dilatato di spensieratezza, ma pausa circoscritta, sottratta al dovere. Pausa necessaria per ritemprare corpo e spirito: svago che reclamerebbe altro tempo, ma il tempo ormai è merce rara. Di tempo più non ce n'è. Estati fatte di pause di pochi giorni, per staccare dal solito tran tran, scrivere, passeggiare nella natura, ritrovare se stessi. Desiderio non di spiagge assolate, tintarella, frastuono, ma semplicemente di pace, questa meravigliosa sconosciuta, di silenzio, questo prezioso alleato, che durante l'anno è un lusso. Estate come vacanza da una vita sempre meno a misura d'uomo e da pensieri, a volte, troppo pesanti, in questi tempi martoriati, violenti e difficili, che rischiano di toglierci il sorriso. Estate: quattro chiacchiere in compagnia su una terrazza, l'occasione di rivedersi con amici trasferitisi altrove, il rombo delle moto sulle strade, la tintarella degli altri (prendere il sole non mi piace più,in realtà non mi è mai piaciuto). La torta salata in riva a un lago, la domenica a pranzo, mentre si osserva il verde intorno e si riposano gli occhi e i pensieri. Stesi come panni ad asciugare al sole, raccontarsi la vita che passa veloce. Estate...
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News » LUOGHI DELLA MEMORIA | Saturday 20 August 2016
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