Torture tra cui pugni, calci, bruciature, bastonate sui piedi e ammanettamento di polsi e caviglie. Questo è una parte di ciò che ha subito Giulio Regeni, il ricercatore friulano rapito, torturato e ucciso in Egitto nel 2016. A ricostruire quanto patito dal ragazzo è stato Vittorio Fineschi, medico legale e consulente della procura di Roma, nell'udienza del processo per l'omicidio di Regeni, che vede imputati quattro 007 egiziani. Sul corpo di Giulio Regeni hanno riscontrato quasi tutte le torture messe in atto in Egitto e descritte nella letteratura scientifica egiziana. I quattro imputati 007 egiziani sono il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, eMagdi Ibrahim Abdelal Sharif per il reato di sequestro di persona pluriaggravato. A Magdi Ibrahim Abdelal Sharif i pm contestano anche il concorso in lesioni personali aggravate e il concorso in omicidio aggravato. Secondo l'accusa il quadro complessivo che è emerso è quello di una ragnatela che piano piano, tra il settembre del 2015 e il 25 gennaio del 2016, si è stretta attorno a Regeni da parte degli imputati che si sono erroneamente conviti che Regeni fosse una spia inglese. La morte di Giulio Regeni è stimata tra le 22 del 31 gennaio e le 22 del 2 febbraio del 2016.

È quanto ha affermato in aula il tossicologo Marcello Chiarotti, consulente della Procura che ha effettuato l'autopsia il 6 febbraio del 2016 durante la quale ha prelevato cellule dell'umor vitreo dagli occhi che serve a valutare il livello di potassio nella fase post mortem. <<Il nostro lavoro ha portato ad una stima della morte a 124 ore prima del prelievo quindi risalirebbe al periodo compreso tra le 22 del 31 gennaio e le 22 del 2 febbraio. Tutti gli accertamenti tossicologici - ha aggiunto - hanno dato esito negativo sia sull'uso da parte di Giulio di droghe e farmaci sia sulla somministrazione di sostanze tossiche e velenose>>. Smentendo così la versione dell'indagine egiziana che dice che l'omicidio poteva essere avvenuto per motivi personali dovuti a una presunta relazione omosessuale oppure allo spaccio di stupefacenti. Fineschi ha inoltre sottolineato che <<la verbalizzazione degli accertamenti compiuti in Egitto durante l'autopsia è sotto lo standard minimo. Gli egiziani hanno attribuito la morte a un ematoma che ha compresso il cervello così tanto da portarlo alla morte. Causa - ha spiegato - non compatibile con quello che abbiamo riscontrato noi in Italia. In Egitto sono stati compiuti approfondimenti incompleti e poco approfonditi>>.

Fuori dalla cittadella giudiziaria anche alcuni studenti del liceo Tito Lucrezio Caro di Roma che hanno letto alcuni brani del libro "Giulio fa cose" scritto dai genitori del ricercatore italiano ucciso al Cairo nel 2016.<<Ringraziamo immensamente questi ragazzi, hanno scelto dei passaggi del libro non a caso, con il cuore. Si riconoscono in Giulio>> hanno detto Paola e Claudio Regeni.

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